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La lettera di Berlino a Londra: "Restate in Europa"

I leader tedeschi al Times: «Humour e birre, che perdite». Tra i laburisti fronda anti-Corbyn

La lettera di Berlino a Londra: "Restate in Europa"

«Dal profondo del cuore vi diciamo: restate con noi». Considerata la fatuità dei tempi correnti, potrebbe sembrare un appello a dei calciatori decisi a trasferirsi in un club rivale, o a degli elettori delusi che hanno stracciato la tessera di un partito. Invece è qualcosa di più serio, e in qualche modo sorprendente. È la crème del mondo politico ed economico di un Paese potente come la Germania che si gioca la sua ultima carta per convincere i partner britannici a riconsiderare in extremis la loro decisione di abbandonare la casa comune europea. Le firme in calce all'appello, inviato al Times di Londra e ripreso dai siti dei maggiori giornali inglesi, sono quelle dei leader tedeschi più importanti, tra le quali spiccano quelle di Annegret Kramp-Karrenbauer (nella foto), nuova guida della Cdu ed erede designata della Cancelliera Merkel, di Andrea Nahles numero uno dei decadenti socialdemocratici, di Annalena Baerbock e Robert Habeck, coppia al vertice degli ascendenti Verdi, di Norbert Roettgen, capo della Commissione Esteri del Parlamento di Berlino. A essi si affiancano pezzi grossi del mondo economico, sportivo e dello spettacolo tedeschi.

Una ventina di nomi eccellenti che hanno deciso di toccare le corde sentimentali dei britannici in un momento in cui il destino della Brexit sembra farsi più incerto. «La Gran Bretagna si legge è diventata parte di ciò che siamo come europei. E ne sentiremmo la mancanza, soprattutto in questi tempi difficili. Rispettiamo la vostra scelta di lasciarci, ma sappiate che se decideste di rimanere le porte sarebbero aperte». Con un richiamo storico non così automatico, l'appello ricorda che i britannici «non chiusero i rapporti con noi dopo la Seconda guerra mondiale, e anzi accolsero la Germania nella nuova Europa: i tedeschi di oggi non l'hanno dimenticato, e vi sono grati». Segue un richiamo all'amicizia anglotedesca, alla nostalgia già acuta «per il leggendario humour nero inglese, per le birre bevute insieme al pub dopo una giornata di lavoro» e perfino «per la guida a sinistra». Insomma, un «resta cu'mmé» alla napoletana ma in verità anche di spirito tedesco, che per i napoletani ha una segreta e malcelata ammirazione, che copre con una mano di buoni sentimenti preoccupazioni assai profane e concrete. Delle quali si è fatto portavoce il ministro tedesco degli Esteri Heiko Maas, ricordando ai britannici che «ora la palla è nel vostro campo e il tempo dei giochi è finito». E questo perché le previsioni economiche per la Germania e l'Europa in caso di Brexit No Deal sono raggelanti, mentre le Borse e i cambi scommettono febbrilmente su un ripensamento di Londra all'ultimo minuto.

Ma a frenare le speranze degli europeisti britannici e dei filobritannici europei c'è però la preoccupante performance della politica d'Oltremanica. Nell'ora in cui il Regno Unito ha un disperato bisogno di dare prova di chiarezza d'intenti sotto una guida salda, sia il partito conservatore al governo che quello laburista all'opposizione espongono quasi oscenamente le loro divisioni interne. Da una parte il tonitruante Boris Johnson rilancia la sua fronda alla premier May cavalcando una Brexit che più dura non si può, dall'altra il tribuno paleomarxista Jeremy Corbyn ridimensionato in Parlamento dalla bocciatura della sua mozione di sfiducia all'esecutivo si ritrova a fronteggiare la rivolta di un corposo gruppo di suoi deputati che hanno accettato l'invito della May a discutere insieme a Downing Street.

Una decina di deputati di primo piano sarebbero inoltre pronti ad abbandonare il Labour se Corbyn decidesse di sostenere il famigerato secondo referendum.

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