Guerra in Ucraina

L'Europa apre le porte a Kiev "Il nostro futuro è insieme"

Via libera alla candidatura di Ucraina e Moldavia. Zelensky: "Grato per il sostegno". Rabbia dei Balcani. Il premier albanese Rama: "Putin malato ma l'Ue non è in salute"

L'Europa apre le porte a Kiev "Il nostro futuro è insieme"

New York. Si accorciano le distanze tra Ucraina ed Europa con il via libera alla candidatura di Kiev per l'ingresso nell'Ue. Che è diventato ufficiale ieri sera, quando il Consiglio Europeo ha dato formalmente il via libera alla concessione a Ucraina e Moldavia di Paesi candidati all'ingresso nell'Ue, sulla base delle raccomandazioni della Commissione. Via libera anche alla prospettiva europea della Georgia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha subito ringraziato l'Europa («il futuro dell'Ucraina è all'interno dell'Ue»), mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto che «oggi è un buon giorno per l'Europa» e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha parlato di «un passo cruciale nel vostro cammino verso l'Ue».

In precedenza il parlamento di Bruxelles aveva adottato una risoluzione con 529 voti sì, 45 no e 14 astensioni. «Nel contesto della brutale guerra di aggressione russa tale scelta darebbe prova di leadership, determinazione e lungimiranza», si legge, pur sottolineando come «non esista una procedura accelerata per l'adesione all'Ue, che rimane un processo strutturato e basato sul merito». Per la presidente del Parlamento, la maltese Roberta Metsola, è una «giornata storica. Pensavo che avremmo aspettato molto più a lungo». D'altronde, come ha spiegato il premier olandese Mark Rutte a margine del vertice, «in Ucraina e Moldavia sono stati compiuti progressi sufficienti per decidere di concedere loro lo status di candidato, ma poi affinché i negoziati per l'adesione inizino devono ancora succedere molte cose».

Intanto è rivolta sul fronte dei Balcani, con l'avvio dei negoziati di adesione di Albania e Macedonia del Nord bloccato dal veto di Sofia per una controversia identitaria con Skopje. «Non siamo dove dovremmo essere sui Balcani - ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell -. Dovremo cercare di risolvere la situazione e questo mostra che l'unanimità è un problema, non si può andare avanti con un paese che blocca tutto. Oggi non è una bella giornata». Mentre Metsola prima del vertice ad hoc aveva detto che era un giorno «in cui abbiamo bisogno di guardare ai Balcani occidentali come Paesi che sono vicini e dovrebbero trovare un posto nell'Unione Europea». Scholz, invece, ha sottolineato come gli Stati e i cittadini dei Balcani occidentali «attendono da quasi 20 anni la possibilità di aderire all'Ue, ed è della massima importanza che ciò diventi una promessa credibile»: «I molti sforzi compiuti in questi Paesi devono sfociare effettivamente in un'adesione e la Germania sarà responsabile e si adopererà perché abbiano la possibilità di attuare con successo la loro prospettiva europea». Al termine del summit, tuttavia, il premier macedone Dimitar Kovacevski ha affermato che «la proposta di Parigi in questa forma è inaccettabile per noi». Nelle settimane scorse la presidenza francese del Consiglio Ue ha apportato delle modifiche al quadro negoziale per superare il veto bulgaro, e Kovacevski ha affermato di «non poter permettere che una questione bilaterale diventi multilaterale», ribadendo poi gli «elementi fondamentali» perché Skopje accetti il compromesso. Durissimo il commento del premier albanese, Edi Rama. «Putin è malato, ma non sembra che l'Europa sia in salute», ha affermato esprimendo il «profondo dolore per l'Ue» per non essere riuscita a trovare un accordo. «Fa bene e fa male stare qui - ha aggiunto -. Bene perché siamo europei, male perché siamo ospiti in una casa divisa ed è molto preoccupante» che un contesto caratterizzato dalla pandemia prima e poi dalla guerra non sia riuscito ad unire l'Ue.

Per Rama il fatto che la Bulgaria blocchi l'avvio dei negoziati di Macedonia del Nord e Albania «è una vergogna», aggiungendo poi di aver sollevato anche la questione della liberalizzazione dei visti per i cittadini in Kosovo, «la sola popolazione sul suolo d'Europa» a non poter circolare liberamente in Ue.

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