L'annuncio contemporaneo della Germania e della Danimarca della proroga per un altro semestre dei controlli alle frontiere, rispettivamente, con l'Austria e la Germania ha spinto la Commissione europea a invitare ufficialmente a «porre fine» a una pratica che sta snaturando il concetto stesso di libertà di movimento intraeuropeo.
«Non posso immaginare l'Europa con delle frontiere interne chiuse, non permetteremo mai all'Europa di ritornare al suo passato», ha detto il commissario Ue alle Migrazioni Dimitris Avramopoulos, durante una riunione dei ministri dell'Interno dei Ventotto a Lussemburgo. «Ci sono delle preoccupazioni e alcune di queste preoccupazioni sono giustificate - ha detto poi davanti alla stampa Avramopoulos - ma abbiamo assicurato più sicurezza ai nostri cittadini nel corso degli ultimi anni, ed è quindi giunto il momento di porre fine» ai controlli alle frontiere.
Avramopoulos si riferiva alle minacce terroristiche che negli ultimi anni hanno indotto diversi Paesi dell'Ue a introdurre deroghe agli impegni presi con il Trattato di Schengen che ha abolito i controlli alle frontiere interne dell'Unione Europea, ma anche ai tentativi di mettere sotto controllo i movimenti dei migranti cosiddetti secondari (quelli che dopo essere entrati in un Paese dell'Ue si spostano verso altri approfittando delle frontiere aperte).
La libertà di movimento all'interno dei Paesi europei che hanno aderito al cosiddetto spazio Schengen era stata pensata come un diritto certo, nel senso che i controlli alle frontiere avrebbero potuto essere ristabiliti soltanto in circostanze eccezionali e temporalmente circoscritte. Ma da tempo non è più così. A partire dal 2015, sono stati sei i Paesi che hanno reintrodotto controlli derogando agli impegni presi a Schengen: si tratta di Francia, Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia (quest'ultima non fa parte dell'Ue ma ha aderito allo spazio Schengen, come ha fatto anche la Svizzera).
La Francia, in particolare, ha di fatto abbandonato lo spazio Schengen dal 13 novembre 2015, giorno dei drammatici attentati di matrice islamica che hanno insanguinato Parigi. Di semestre in semestre, la sospensione temporanea dell'apertura delle frontiere si è trasformata in una regola: i controlli avrebbero dovuto terminare alla fine di ottobre, ma all'inizio del mese il governo francese ha comunicato che proseguiranno fino a tutto aprile 2019: la giustificazione è quella della minaccia terroristica ancora incombente sul Paese.
L'appello del commissario Avramopoulos sembra comunque lasciare indifferenti i governi di Berlino e di Copenaghen.
«Vogliamo tornare a un modello Schengen senza frontiere e controlli - ha detto in particolare la portavoce del governo tedesco - ma ci sono ancora problemi con la protezione delle frontiere esterne dell'Unione e abbiamo ancora un alto numero di immigrati clandestini secondari» tra gli Stati membri. Ogni riferimento all'Italia era certamente voluto.
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