Torino - «La partita di Champions League tra Juventus e Real Madrid, mandata in onda sul maxischermo di piazza San Carlo a Torino, per noi era un evento come tanti che non destava particolare allarme. Nessuno si aspettava un parapiglia simile e le misure di sicurezza adottate sono state quelle standard». Con queste parole Rino Maffodi, capo reparto dei vigili del fuoco del comando di Torino, spiega come, a livello organizzativo e di allerta, sia stato trattato il raduno dei tifosi bianconeri che, in oltre 30mila, si sono dati appuntamento nel salotto cittadino per seguire la partita. «Prima di ogni grande evento - prosegue Maffodi -, durante una riunione in prefettura, vengono stabilite le procedure da adottare, i punti sensibili da monitorare, le vie di fuga da mantenere in caso di bisogno. E a seconda dello stato di allerta, si dispongono uomini e macchine e si studia un piano di intervento in caso di allarme». L'organizzazione e le misure da adottare, partono tutte da quel tavolo tecnico in prefettura e, per la partita, nessuna indicazione particolare era stata impartita agli operatori della sicurezza e del primo soccorso. «Mai più ci aspettavamo una cosa del genere - sottolinea il caporeparto Maffodi -, per noi era un evento di routine come ce ne sono tanti in città. Basti pensare che i vigili del fuoco sabato sera in piazza erano cinque, ai quali se ne sono aggiunti una decina che prestavano servizio in due teatri vicino a piazza San Carlo». Poi Maffodi si lascia scappare una polemica: «Noi non facciamo ordine pubblico, è a monte che la situazione andava gestita, con più controlli alle persone che entravano in piazza e soprattutto il rispetto del divieto di vendita degli alcolici e delle bibite in bottiglie di vetro». Intanto a tre giorni dal fatto, ci sono ancora persone ricoverate negli ospedali di Torino e dei dintorni. Migliorano le condizioni di Kavin, il bimbo cinese di sette anni, il tifoso più giovane rimasto travolto dalla folla in fuga. I medici dell'infantile Regina Margherita, lo hanno risvegliato dal coma indotto: i parametri vitali sono buoni e di ora in ora migliorano le sue condizioni di salute. Al Mauriziano, invece, c'è ancora un uomo ricoverato: è cosciente ma i medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Tra i tanti genitori alla disperata ricerca della propria figlia rimasta coinvolta negli incidenti torinesi, anche Marco Travaglio, che ha vissuto attimi di paura per l'incolumità di sua figlia Elisa, 18 anni, rimasta ferita ad una gamba.
«Tutto questo sangue per una non-partita e per un non-attentato: ma com'è stato possibile?», si chiede il direttore del FattoQuotidiano. «Non andrò mai più in piazza per una partita e nemmeno allo stadio», dice lei alla fine della più lunga serata della sua vita.
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