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L'ex Ilva a rischio stop. Giorgetti gioca la carta della nazionalizzazione

Il Consiglio di Stato non blocca l'ordinanza di chiusura. Il ministro rassicura i sindacati

L'ex Ilva a rischio stop. Giorgetti gioca la carta della nazionalizzazione

L'avversario è il tempo: la situazione dell'ex Ilva di Taranto è sempre più esplosiva e il neo ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, ha solo pochi giorni a disposizione per invertire un trend incanalato verso la chiusura del più grande impianto siderurgico d'Europa. Ieri, infatti, il Consiglio di Stato in composizione monocratica ha rigettato il ricorso d'urgenza presentato da ArcelorMittal e dall'amministrazione straordinaria dell'Ilva contro la decisione del Tar di Lecce che intima la chiusura degli impianti dell'area a caldo in ottemperanza dell'ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci del 27 febbraio 2020. Il giudice ritiene infatti che la trattazione spetti all'organo collegiale e quindi il caso viene rimandato alla camera di consiglio dell'11 marzo e all'udienza pubblica del 13 maggio 2021 la definizione del secondo grado del giudizio. Se l'ex Ilva non adempierà all'obbligo di messa in sicurezza degli impianti, entro il 14 aprile il complesso dovrà essere spento.

Con questa spada di Damocle pendente sul capo il ministro Giorgetti insieme al collega del Lavoro, Andrea Orlando, ieri ha incontrato i sindacati per rassicurarli su cassa integrazione e mantenimento dei livelli occupazionali. In pratica, è stata confermata la linea della nazionalizzazione varata dal precedente esecutivo. Il primo impegno riguarda la riaffermazione della siderurgia, della produzione di acciaio, come settore strategico per l'insieme dell'industria manifatturiera. Unanime il consenso di Confindustria e della Fiom-Cgil. «In questo senso - sottolinea il segretario cigiellino Francesca Re David- auspichiamo che il riferimento dei ministri alla golden power si traduca nell'inserimento del settore dell'acciaio nelle disposizioni già previste dal decreto legge istitutivo». Giorgetti e Orlando cercheranno di confrontarsi anche sul piano industriale di Arcelor Mittal, ma lo faranno in una fase successiva visto che la priorità è garantire che il siderurgico non chiuda. Infine è stato confermato l'impegno a presentare un emendamento nel prossimo decreto economico per la cigs dei dipendenti dell'ex Ilva.

Successivamente si è svolto un incontro definito «lungo, schietto, franco e costruttivo» tra Giorgetti e l'ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli. Nel corso della riunione si è parlato soprattutto delle conseguenze della sentenza del Tar. La prossima settimana il ministro si confronterà al tavolo Ilva con i sindacati, con il sindaco di Taranto e il governatore della Puglia, Michele Emiliano. È chiaro che l'obiettivo dovrebbe essere quello di operare una moral suasion sui due esponenti politici, ferventi sostenitori della necessità di chiudere il complesso per cercare di salvare il salvabile.

Il successivo passo sarà la ridiscussione del piano industriale. In base agli accordi siglati alla fine dell'anno scorso lo Stato tramite Invitalia entrerà nel capitale di AmInvestco Italia, affittuaria del ramo d'azienda, con un aumento riservato da 400 milioni che la porterà al 50% della società. Nel 2022 è atteso il secondo step con la sottoscrizione di ulteriori 680 milioni che daranno al governo il controllo assoluto con il 60% delle azioni.

Il riassorbimento integrale dei 10.700 lavoratori è atteso solo a fine piano.

Ma prima della questione occupazionale ci sarà da battagliare anche con la Procura di Taranto che ha imbastito un processo-show contro l'impianto.

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