Cronaca locale

La lezione di Armani

La Cattolica di Piacenza conferisce allo stilista la laurea honoris causa in Global Business Management: "Sono stato un creativo rigoroso ma nel mio percorso ho dimenticato me stesso"

La lezione di Armani

Ascolta ora: "La lezione di Armani"

La lezione di Armani

00:00 / 00:00
100 %

«Adesso trovo giusto che mi chiamiate Dottor Giorgio» esclama Armani sorridendo subito dopo la solenne cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Global Business Management da parte dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Per lo stilista-imprenditore questo è il terzo titolo accademico straordinario dopo il dottorato del Royal College of Art conferitogli nel 1991 a Londra e la laurea in Disegno Industriale dal Politecnico di Milano nel 2007. Stavolta però l'uomo che il mondo della moda chiama affettuosamente «Re Giorgio» riceve la pergamena nella sua città natale, Piacenza, e per una volta si lascia trasportare dalle emozioni. Del resto ieri il Teatro Municipale di Piacenza, dove si è svolta la cerimonia, era pieno come un uovo di studenti e autorità e gli applausi dei giovani sono letteralmente scrosciati durante il suo discorso di ringraziamento al rettore Franco Anelli e al collegio docenti.

«Sono un creativo razionale ma la spinta nasce sempre dalla passione, da un'intuizione e dal desiderio lancinante di realizzarla» dice Armani per poi aggiungere che in fondo ogni idea è frutto di un innamoramento al suo lavoro. «Per me è la vita, un atto continuo d'amore» conclude con un'ultima raccomandazione agli studenti. «Coltivate anche voi l'amore per ciò che fate e il rispetto per chi vi è vicino». A chi gli chiede che valore ha per lui questa laurea risponde: «Mi ha obbligato a ricordare un percorso molto impegnativo che ho fatto dimenticando me stesso. È una cosa molto grave che sconsiglio a tutti. Lavorate. Tenete duro, ma tornando a casa la sera non dimenticate che avete un cane, un gatto, un bambino, la mamma, la nonna, qualcuno che vi ama e che amate. Andando avanti si ha bisogno di persone a fianco».

Inevitabile a questo punto ricordare che lui ha fondato la Giorgio Armani nel 1975 insieme con il suo compagno Sergio Galeotti. «È stato il primo a credere davvero nel mio talento» sostiene raccontando che lui si occupava della creatività mentre il suo socio del business. Dieci anni dopo Galeotti muore ad appena 40 anni e lo stilista diventa anche imprenditore. «Il destino mi ha messo a dura prova confessa molti pensavano che non ce l'avrei fatta, ma sono riuscito ad andare avanti grazie alla mia caparbietà, all'aver vinto la timidezza e al sostegno delle persone a me vicine». Tra queste non mancano i familiari (presenti alla cerimonia le nipoti Silvana e Roberta, che da tempo lavorano in azienda con lui) ma stiamo parlando di un gruppo da 8.300 persone con una dimensione economica superiore ai due miliardi nel 2021 in sostanziale crescita nel 2022. Logico quindi conferirgli la laurea per l'equilibrio economico, la solidità finanziaria e l'attenta governance, ma anche perché la Giorgio Armani è una delle poche aziende del lusso e della moda con un unico proprietario direttamente coinvolto in tutte le scelte.

Il bello è che lui subito dopo il liceo, che ha cominciato a Piacenza e finito a Milano, si era iscritto nel 1953 a Medicina, abbandonando gli studi due anni dopo. Eppure il dottor Armani deve aver fatto tesoro anche di questa esperienza vista la perfezione anatomica delle sue giacche. Non a caso ai giovani suggerisce di fare delle rinunce per inserirsi nel futuro. «Rivedendo Piacenza oggi mi rendo conto che quando avevo 18 anni pensavo solo a divertirmi, ma poi la vita è un'altra cosa». Il neo laureato se ne va elegantissimo in toga e tocco. Prima ci consegna lo struggente ricordo delle sue gite in bicicletta lungo il Trebbia e di sua madre che in tempo di guerra nel cuore della notte doveva salire fino alla stanza in cui dormiva al quinto piano per portarlo giù nel rifugio. «Era molto brutto confessa - ma devo dire che questo ricordo doloroso è più flebile delle gioie che ho provato qui da bambino».

Forse è questo il suo segreto: la capacità a quasi 89 anni di guardare al passato senza rimpianti pensando al futuro con la voglia di fare.

Commenti