Conte, Renzi, Calenda, Bonelli, Magi, il governatore grillino Fico, Travaglio moderatore (sull'Ucraina...), la "toga rossa" Silvia Albano, Fratoianni non c'era ma l'avevano invitato, come pure la Schlein, gradita ospite ma si è sfilata. C'era praticamente l'intera opposizione ad Atreju. Anche nemici giurati, gente che ne ha dette di tutti i colori contro la Meloni e Fdi, al limite dell'insulto (ma anche oltre). Eppure erano tutti sul palco, qualcuno anche tra qualche applauso. Calenda tra un po' firmava gli autografi, Renzi è finito in braccio a Crosetto, Bonelli (che pure ha accusato la premier di "complicità nel genocidio", mica roba da poco) dialogava serenamente su green deal e industria europea con Urso, Conte si è fatto un giro tra gli stand e persino i selfie con i militanti Fdi. Contestazioni? Sì, ma al ministro Bernini, da un collettivo di studenti del Pd. Alzi la mano chi si ricorda una Festa dell'Unità con ospiti Salvini, Gasparri, Tajani, Valditara, Donzelli o La Russa. Difficile ricordarselo, anche perché non è mai successo. E forse è meglio così perché sarebbe finita male. Ne sa qualcosa il ministro Paolo Zangrillo. A settembre è stato invitato alla Festa dell'Unità del Partito Democratico a Torino. Ma è bastato nominare il centro sociale Askatasuna perchè la situazione degenerasse in una rissa, tra urla e vaffa, con i militanti democratici scatenati contro il ministro. Ma non erano quelli di destra i "fascisti" che non accettano il dissenso e mettono a rischio la democrazia? Gli ultimi tentativi di censura che si ricordano, però, sono tutti a danno della destra.
La Roccella zittita al Salone del Libro, l'editore boicottato da intellettuali e artisti alla Fiera di Roma perché "fascista", i ministri sotto assedio nelle università. Mentre sul palco di Fdi sfila tranquillamente l'opposizione. Anni di allarmi sul fascismo alle porte, poi si scopre che i manganelli li hanno gli altri.