Coronavirus

Via libera ai monoclonali: li pagherà (tanto) lo Stato

La cura potrà essere somministrata. Costerà 2mila euro a dose a carico della sanità pubblica

Via libera ai monoclonali: li pagherà (tanto) lo Stato

Via libera alla terapia con gli anticorpi monoclonali. La conferma ufficiale arriverà oggi dopo le pressioni esercitate parallelamente dalla politica e dalla scienza. Il direttore generale dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ieri sera ha confermato che «i nuovi studi presentano diverse novità in base alle quali verrà valutato l'utilizzo dei monoclonali nell'ambito del Servizio sanitario nazionale».

La copertura finanziaria per questa costosissima terapia, circa duemila euro per dose per quella prodotta dalla Lilly, è garantita da «un fondo individuato dal governo per questi farmaci: quindi dovremmo avere la disponibilità per il trattamento per diverse decine di migliaia di pazienti», assicura Magrini.

Dopo una serie di audizioni con i rappresentanti delle aziende produttrici fissati per oggi ci sarà il sì definitivo. Uno stop sarebbe davvero inaspettato visto che negli ultimi giorni si erano fatte sempre più insistenti le pressioni per aver l'ok dall'Aifa sia da parte della politica sia da parte della scienza.

È prima di tutto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a volere che questa terapia sia erogata a carico della sanità pubblica anche se ovviamente ci saranno indicazioni cogenti sul protocollo da seguire e sulle categorie che potranno usufruirne. Speranza ha anche visitato nei mesi scorsi lo stabilimento Menarini di Pomezia dove si stanno sviluppando gli anticorpi frutto della ricerca del laboratorio toscano Life Science, guidato dallo scienziato Rino Rappuoli.

Ma anche il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, si era rammaricato per il «ritardo» sui monoclonali sottolineando che ora «stiamo recuperando grazie ad alcuni che sono in Aifa e che hanno visto l'occasione. Cerchiamo di non farcela sfuggire: gli anticorpi monoclonali devono andare in parallelo con i vaccini».

Accanto al pressing di Speranza e Sileri infatti anche quello interno all'Aifa del presidente, Giorgio Palù che soltanto due giorni fa era tornato alla carica ipotizzando di chiedere un decreto d'urgenza al governo per un utilizzo immediato in via d'emergenza. Senza aspettare l'ok dell'Agenzia europea, Ema.

E pure da un ex direttore dell'Ema Guido Rasi, era arrivata la stessa sollecitazione. «L'Aifa ha strumenti normativi che le permettono di dare subito indicazioni d'uso in emergenza per gli anticorpi monoclonali anti-Covid», aveva detto Rasi.

Lo scienziato, docente di Microbiologia all'università di Roma Tor Vergata, spiega anche quali siano però i limiti nell'utilizzo degli anticorpi. «Andrebbero somministrati entro le prime 72 ore dalla comparsa precoce dei sintomi-spiega Rasi- È importante imparare velocemente a utilizzare gli anticorpi monoclonali perché anche questi prodotti dovranno essere cambiati se le varianti di Sars Cov2 imporrano di correggere i vaccini»

Proprio ieri sul The Guardian, il quotidiano inglese, lo studioso Nick Cammack, guida di una fondazione che elabora ricerche sulle terapie e le cure per il Covid19, ha evidenziato che purtroppo gli anticorpi monoclonali oggi a disposizione non funzionano contro le varianti che si sono evolute in Sudafrica e Brasile.

Sia Regeneron, ovvero l'anticorpo monoclonale usato per trattare Donald Trump, sia i farmaci di Eli Lilly e GlaxoSmithKline, sostiene lo scienziato, non funzionano contro tutte le nuove varianti.

Ad esempio, spiega, GlaxoSmithKline funziona contro le varianti di Sudafrica e Brasile ma non contro quella emersa nel Kent nel Regno Unito.

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