E ci voleva tanto a capire che la Tav andava fatta? Dopo più di un anno il premier e i Cinque Stelle si arrendono e danno il via libera all'opera per non perdere la faccia, i soldi ma soprattutto per non perdere Matteo Salvini, in sintesi per non perdere la poltrona. L'annuncio è arrivato ieri sera con un video messaggio di Giuseppe Conte che con un discorso imbarazzato, contorto, zeppo di se e di ma, alla fine ha ammesso che «non fare la Tav non è possibile anche perché costerebbe più che farla».
La retromarcia dei Cinque Stelle è totale. E i famosi «principi non negoziabili» millantati in tutto questo tempo che hanno incantato qualche milione di elettori allocchi? Pazienza, se ne inventeranno un'altra di favola, del resto si erano già rimangiato il no al Tap (il gasdotto pugliese al centro di tante inutili polemiche), la chiusura dell'Ilva e la messa al bando, dopo il crollo del ponte di Genova, del gruppo Benetton al quale hanno addirittura offerto Alitalia su un piatto d'argento (senza contare il vincolo dei due mandati per i loro parlamentari, aggirato con la furbata del «mandato zero»).
«Meglio tardi che mai», è certamente un buon detto. Ma migliore è: «Meglio prima che dopo», a maggior ragione se si guida un Paese, perché ritardi e incertezze sono i principali nemici della crescita. Avremmo la Tav, quindi, come era ovvio fin dall'inizio. Abbiamo perso un anno e inchiodato il Paese a un inutile scontro mediatico e, sul campo della Val di Susa, pure fisico.
Tra qualche tempo uomini e merci saranno libere di circolare come si deve da un capo all'altro dell'Europa, e soprattutto ci liberiamo del Danilo Toninelli pensiero.
Toninelli è, per giudizio praticamente unanime, uno dei peggiori e inutili ministri nella storia della Repubblica, la sua incapacità è seconda solo alla sua arroganza.
Non sappiamo ancora se il «Signor no» nemico giurato della Tav e di tutte le grandi opere - sarà cacciato, se si dimetterà o resterà a scaldare la poltrona. L'importante è che sia stato messo nelle condizioni di non fare altri danni. Che a quelli già ci pensano i suoi superiori Conte e Di Maio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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