Libia, il governo è nato Ma è "figlio di nessuno"

All'esecutivo di unità nazionale battezzato ieri in Marocco manca il sostegno delle milizie, delle tribù e dei poteri economici

Libia, il governo è nato Ma è "figlio di nessuno"

Il governo è fatto, ora resta da rifare la Libia. Può sembrare una battuta, ma non lo è. L'accordo firmato ieri a Shkirat in Marocco per insediare un Consiglio Presidenziale incaricato di formare un Governo di Accordo Nazionale nasce senza l'approvazione dei parlamenti di Tobruk e Tripoli in lotta da oltre 16 mesi per il controllo del Paese. È in pratica un figlio di nessuno, inseminato e partorito artificialmente da Nazioni Unite e comunità internazionale dopo un anno d'interminabili trattative con esponenti privi di qualsiasi potere effettivo. L'accordo vede così la luce, senza il sostegno di una sola tribù, senza l'appoggio di chi a Tobruk e Tripoli controlla soldi e petrolio e senza la protezione di una sola delle milizie armate. Insomma il candidato premier Serraj Faiez, da ieri alla testa del Consiglio Presidenziale, è un signor nessuno. E da solo non riuscirebbe né a metter piede a Tripoli, né a sopravvivere. Che Serraj Faiez e il suo governo possano governare il Paese mettendo d'accordo Tobruk e Tripoli è dunque un'utopia. Ma se utilizzato dalla comunità internazionale come uno strumento di cui disporre il governo di Faiez può servire da una parte a garantire la legittimità di un intervento internazionale contro lo Stato Islamico e, dall'altra, a ricondurre a più miti consigli le milizie islamiste di Tripoli e i litigiosi concorrenti di Tobruk. Per garantire questi due risultati il nuovo esecutivo dovrà soltanto eseguire gli ordini dei «genitori» adottivi. Il suo primo compito, una volta scelti i ministri, sarà richiedere una protezione internazionale per garantirsi la sopravvivenza in quel di Tripoli. A quel punto basterà una risoluzione del Consiglio di Sicurezza per mettergli al fianco un contingente straniero di qualche migliaio di uomini a probabile guida italiana. Un contingente che agendo al servizio dell'unico governo riconosciuto dalla comunità internazionale potrà intervenire sia contro gli eventuali avversari attivi a Tripoli o Tobruk, sia contro lo Stato Islamico.Se piegare la resistenza dei due governi rivali non sarà difficile, sconfiggere lo Stato Islamico sarà più complesso. La leva più importante per piegare Tobruk e Tripoli sarà quella finanziaria. Il totale «congelamento» dei circa 67 miliardi di dollari in assetti finanziari della Libyan Investment Authority contesi fra i due governi rivali, il blocco dei conti della Banca Centrale fuori dal controllo del nuovo esecutivo e un blocco navale capace di arrestare le vendite di petrolio non approvate dal nuovo governo basteranno, probabilmente, a portare a più miti consigli politici e affaristi di Tobruk e Tripoli. Tutto questo rischia però di contribuire alla crescita e all'espansione dello Stato Islamico. Molte milizie, soprattutto all'interno del campo più rigidamente islamista tenderanno, una volta persi i vecchi padrini e finanziatori, a garantirsi nuove entrate affidandosi allo Stato Islamico. E un'efficace propaganda contro invasori occidentali ed ex colonizzatori italiani potrebbe garantire alla succursale libica del Califfato una repentina crescita. A quel punto la guerra sarà appena iniziata e la comunità internazionale utilizzando i bombardamenti aerei potrà sperare di snidare le roccaforti costiere.

Più lunga e complessa sarà la bonifica dell'immenso territorio interno libico. Lì solo una lunga e sfiancante politica di riavvicinamento alle tribù potrà isolare lo Stato Islamico. Ma per riuscirci ci vorranno anni. Altrimenti sarà solo la replica del disastro del 2011.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica