I Libri della Rizzoli passeranno alla Mondadori. Ma l'ultima pagina del romanzo sulla vendita fino alla tarda serata di ieri non era ancora stata scritta. Chi si aspettava una firma dell'accordo nell'ultimo giorno per le trattative in esclusiva fra i due gruppi, è rimasto deluso. I tempi si sono infatti allungati ulteriormente.
La prima manifestazione di interesse da parte di Segrate risale a febbraio. Poi, l'inizio delle trattative in esclusiva lo scorso 6 marzo. Il termine era stato fissato originariamente al 29 maggio, per poi essere esteso dapprima al 29 giugno e poi al 30 settembre. Ieri, il negoziato si è inceppato nuovamente. Lo si è capito nel primo pomeriggio quando un portavoce di Rcs ha comunicato ulteriori approfondimenti e che il cda del mattino si sarebbe riaggiornato. La nuova riunione, iniziata alle 21, è andata avanti fino a notte. Ma è proprio il tempo che manca al gruppo guidato da Pietro Scott Jovane che deve abbattere il debito (salito a fine giugno a 526,2 milioni dai 482,5 milioni di dicembre 2014), non sforare i «covenant» (ovvero alcuni parametri contenuti nei contratti relativi ai prestiti concessi dalle banche), usare i soldi incassati con la vendita per stralciare lo stesso indebitamento ed evitare un nuovo aumento di capitale da 200 milioni. Sul prezzo, non sembravano esserci più problemi da giorni: i Libri valgono 135 milioni e Mondadori è pronta a metterne sul piatto 120 in contanti attingendo in parte dalla cassa, dalle linee di credito, oltreché dagli introiti dalla cessione dell'80% di R101 a Mediaset (36,8 milioni) finalizzata proprio ieri insieme alla vendita a Harlequin del 50% della joint venture Harlequin Mondadori (8,3 milioni) per un totale di 45,1 milioni.
Jovane a fine agosto aveva definito la vendita dei Libri una «priorità» per il gruppo editoriale, ribadendo l'obiettivo di chiudere entro settembre. Cosa si è inceppato allora? Torniamo ai tempi tecnici: l'acquisto dei Libri da Rcs porterà la Mondadori ad avere tra il 35 e il 40% del mercato. C'è dunque bisogno di una via libera dell'Antitrust che solitamente si prende 60-90 giorni per esaminare il dossier e che poi potrebbe anche chiedere ulteriori chiarimenti posticipando il verdetto. In questo caso, la vendita verrebbe chiusa all'inizio del prossimo anno e solo allora, con il passaggio formale delle quote, arriverebbero i soldi da Segrate. Troppo tardi per Rcs che ha ottenuto la proroga con gli istituti creditori fino a novembre ma difficilmente riuscirebbe a prendere altro tempo. Anche perché il debito continua ad aumentare, secondo i calcoli degli analisti. E il contratto di finanziamento sottoscritto a suo tempo prevede che per fine 2015 la posizione finanziaria netta debba essere minore o uguale a 440 milioni.
Se scattasse la ricapitalizzazione, quindi, Jovane passerebbe dalla «padella» delle banche alla «brace» degli azionisti. E al momento - tranne Urbano Cairo, convinto da sempre che prima di parlare di rilancio e di vendere attività importanti per coprire le perdite, la Rizzoli vada risanata - né il socio di maggioranza Fca, né altri soci come Diego Della Valle hanno intenzione di rimettere mano al portafoglio. In caso di «diserzione» dei soci industriali, scatterebbe un piano B, che può prevedere la conversione di parte dei crediti bancari in capitale del gruppo, ma anche la scelta di un nuovo management.
Altro scoglio, infine, le clausole da inserire nel contratto su cui in casa Rcs gli avvocati avrebbero continuato a lavorare fino a ieri nonostante la trattativa sia partita ormai da mesi. Di alternative, a Jovane ne restano poche. Il gruppo ha già venduto la casa editrice francese Flammarion, la sede del Corriere in via Solferino e infine le radio (105, Montecarlo, Virgin) cedute di recente per 21 milioni. «Quindi o si vende, o si vende», commentava nel pomeriggio di ieri una fonte finanziaria al Giornale. Aggiungendo che chiusa l'operazione resterà poi da risolvere «il problema di comunicazione fra presidente e amministratore delegato», ovvero Maurizio Costa e Jovane, le cui posizioni sarebbero già state di recente molto distanti su diverse questioni chiave.
Lo scorso aprile Fca e Mediobanca sono riusciti a trovare un compromesso con altri azionisti per la presidenza sul nome dell'ex ad di Mondadori permettendo - si dice - la conferma di Jovane, criticato per la gestione del gruppo da soci importanti come Della Valle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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