L'illusione che le armi occidentali siano decisive

"Non è il momento di negoziare". A parole è facile. E infatti sono tutti d'accordo

L'illusione che le armi occidentali siano decisive

«Non è il momento di negoziare». A parole è facile. E infatti sono tutti d'accordo. Da Boris Johnson pronto a ripeterlo dall'inizio del G7 sino a Mario Draghi convinto che Putin non debba esser lasciato vincere. Per la gioia di Zelensky che intervenendo in teleconferenza chiede di «mettere fine alla guerra entro quest'anno» ricacciando Mosca oltre le linee dello scorso febbraio. Tra il dire e il fare c'è però un esercito russo che dopo Severodonetsk è pronto a prendersi anche Lysyshansk. E non certo per fermarsi lì. I movimenti sull'asse di Izyum, la porta del Donbass, fanno presagire l'imminente inizio delle operazioni per la presa di Sloviansk, Kramatorsk e di quant'altro resta dell'oblast di Donetsk ancora nelle mani di Kiev.

La scommessa di Zelensky e dei suoi alleati del G7 convinti di poter non solo bloccare la nuova offensiva, ma anche d'invertire il corso della guerra è tutta legata ai nuovi missili a lunga gittata promessi da Washington e Londra. La fiducia in quei sistemi d'arma rischia di rivelarsi però una pericolosa illusione. Lo spostamento della guerra da Kiev al Lugansk lo ha dimostrato. Le armi occidentali fanno la differenza a fronte di errori strategici come quelli commessi da Mosca nella prima fase della guerra. Ma non appena la Russia torna ai tradizionali concetti strategici ovvero l'utilizzo dell'artiglieria e l'impiego di una soverchiante massa critica per stringere in una morsa il nemico, la superiorità garantita dalle armi occidentali svanisce. Peraltro come già visto in altri conflitti simmetrici e asimmetrici dal Vietnam all'Afghanistan, dal Nicaragua dei contras all'Irak dell'Isis, la superiorità degli armamenti non sempre garantisce risultati sicuri a fronte della perseveranza del nemico. Anche per questo i tanto declamati lanciamissili Himars a lunga gittata rischiano di non fare la differenza.

Per trasformarli in un arma veramente efficace Kiev dovrebbe garantirsi non solo rifornimenti di migliaia di missili, ma anche la difesa di lunghe linee logistiche in grado di assicurarne l'arrivo sicuro e costante al fronte. Un'impresa non facile per un esercito costretto a far i conti con le pesanti perdite degli ultimi mesi quando migliaia dei suoi più rodati veterani sono caduti in battaglia. Ma tutto questo apre un'incognita di non poco conto.

Una nuova vittoria russa ottenuta nonostante la fornitura di armi occidentali convincerebbe il Cremlino di essere a un passo dalla vittoria finale. E allora la tentazione di puntare su Odessa, per togliere all'Ucraina ogni sbocco al mare e trasformarla in una nazione residuale, diventerebbe irresistibile.

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