D opo la malaria autoctona ecco che si presenta anche la chikungunya, una malattia virale dal nome impossibile trasmessa dalla puntura di zanzare infette, in particolare dalle zanzare tigre. Va detto subito non è quasi mai mortale se non in casi sporadici e in soggetti anziani con preesistenti patologie. Rarissime le complicazioni che sono di natura emorragica (entro 3-5 giorni) o neurologica, soprattutto nei bambini.
Il contagio non avviene per contatto diretto tra persona e persona e i suoi sintomi sono inizialmente quelli dell'influenza: febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito. Molto forti però sono i dolori agli arti (in swahili, infatti chikungunya significa «ciò che curva» o «contorce»), a volte limitano i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e ad assumere posizioni antalgiche. Questi dolori possono durare anche mesi associati a volte ad un fastidioso esantema pruriginoso. Per questa malattia, però, a differenza della malaria, non esiste un vaccino e si manifesta dopo un'incubazione da 3 a 12 giorni.
Ma chi provoca questa malattia? A diffondere il virus è un particolare tipo di zanzara, la Aedes, presente soprattutto in zone rurali. L'insetto appartiene alla famiglia delle togaviridae, la stessa della zanzara tigre. E anche quest'ultima, ormai stanziale in alcuni centri italiani, sarebbe la principale portatrice dell'infezione nel nostro paese. In realtà la zanzara tigre è una specie originaria dell'Asia sud-orientale, ed è arrivata da noi probabilmente tramite il commercio di copertoni usati (nell'acqua che vi si deposita le femmine depongono le uova). É stata avvistata in Italia per la prima volta nel 1990 e nel 2007 trasmise il virus di chikungunya in Emilia Romagna che colpì quasi 250 persone. Da allora non ci sono stati altri casi di contagio fino ad oggi. In Francia invece dove ogni anno si registrano circa 10-13 persone casi di Chukungunya autoctona.
Storicamente, invece, la prima epidemia di chikungunya è stata rilevata nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un'epidemia in Indonesia forse attribuibile allo stesso agente virale. A partire dagli anni Cinquanta, ci sono state varie epidemie in Asia e in Africa.
Come ci si cura? Non esiste alcun trattamento specifico contro il virus della febbre chikungunya, e tantomeno un vaccino per la prevenzione. Quando ci si ammala, si deve adottare una terapia basata sulla somministrazione di farmaci per alleviare i dolori articolari (antipiretici e antinfiammatori, ad eccezione dell'acido acetil-salicilico), riposo e se è necessaria anche una reintegrazione dei liquidi. Le persone affette da febbre chikungunya vanno ovviamente protette dalle punture di zanzara per evitare che l'infezione si propaghi.
Come ci si può difendere? Innanzitutto bisogna impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare. Provvidenziali sono le reti alle finestre o zanzariere nelle stanze in cui si soggiorna (meglio se impregnate con insetticidi). Riparano anche i vestiti di colore chiaro, e i repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte anche se forse non tutti sanno che il sudore ne riduce l'effetto. Non bisogna pensare che le zanzare colpiscano solo di sera o di notte. Purtroppo alcuni vettori di questa malattia sono attive anche durante il giorno. Insomma, un po' di prevenzione non guasta soprattutto se vi vive nelle aree laziali dove è stata riscontrata la malattia.
Chi invece ha passato le vacanze all'estero e in zone in cui è presente questa malattia tenga d'occhio i sintomi classici: in caso di febbre di qualsiasi natura, soprattutto se accompagnata da dolori articolari, è meglio recarsi dal medico per segnalare la malattia ed evitare così la possibilità di diffondere il contagio.
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