
Non è semplice la trattativa tra il Mef e le banche per mettere nero su bianco in manovra l'intesa sul prelievo da 4,4 miliardi. Dal Tesoro si fa sapere che "prosegue il confronto franco e schietto, ma alla fine costruttivo soprattutto nell'interesse comune del Paese". Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha apprezzato "lo spirito di collaborazione del sistema bancario".
Secondo quanto si apprende da fonti bancarie, tuttavia, gli istituti sono irritati per una serie di provvedimenti che considerano punitivi ma anche disallineati rispetto alla tacita intesa che si era raggiunta prima del Consiglio dei ministri sulla legge di Bilancio. Non contribuisce a stemperare le tensioni il fatto che la Lega non contenga più l'indignazione nei confronti di un settore economico che, secondo Via Bellerio, ha dato molto meno di quello che ha preso. Giorgetti, tra l'altro leghista, ieri durante il consiglio federale ha invitato i colleghi ad attendere la versione definitiva della manovra e a "diffidare delle bozze".
Perché i banchieri non chiudono il confronto? Le indiscrezioni mettono in evidenza la disponibilità offerta ad anticipare i versamenti d'imposta e a offrire anche un contributo, sempre in un ordine di grandezza non troppo distante dai 3 miliardi. Il che, in buona sostanza, avrebbe significato un allungamento del periodo di deducibilità delle perdite su crediti, dei componenti negativi delle Dta e degli interessi passivi. La manovra, al momento, prevede un prelievo vero e proprio sia sotto forma di incremento dell'Irap (900 milioni) sia con l'affrancamento delle riserve accantonate nel 2023 per 6,2 miliardi. Che sarebbe facoltativo, ma se non lo si facesse nel 2026 pagando 1,7 miliardi, scatterebbe in automatico nel 2029 costando quei 2,5 miliardi che due anni fa le banche erano riuscite a evitare grazie all'intervento salvifico di Forza Italia.
Dall'altra parte della barricata, la Lega è sempre meno disposta al dialogo. Il Carroccio "si impegnerà per chiedere il massimo sforzo possibile alle banche si legge nel comunicato per aumentare gli investimenti in sicurezza, con un piano straordinario di assunzioni per le Forze dell'ordine, la detassazione degli straordinari e un sostegno previdenziale". Una nota nella quale si riconoscono i tratti distintivi dell'azione politica di Matteo Salvini. A fargli eco è stato Claudio Borghi, che ha difeso l'impianto della manovra. "Trovo curioso che le banche si lamentino per un prelievo ragionevole. Le bozze non sono testi definitivi e il Parlamento avrà l'ultima parola. La priorità resta trovare risorse per la sicurezza: chiederò un miliardo aggiuntivo", ha dichiarato.
Il consiglio federale del Carroccio ha pertanto dato mandato a Salvini e ai capigruppo Molinari e Romeo di intervenire in Parlamento "per valutare l'aumento del contributo delle banche". Se Giorgetti è rafforzato dalla chiara sponsorizzazione politica del suo stesso partito, non meno trascurabili sono i malesseri che serpeggiano sia tra le banche sia in maggioranza.