Luigi e i due Matteo. Di Maio (nel tondo) si propone come il garante della «stabilità nazionale» in opposizione a Renzi e Salvini, che secondo il ministro degli Esteri sono inaffidabili e hanno brigato, riuscendoci, per la caduta dei governi guidati da Giuseppe Conte. L'ex capo politico del M5s, ospite al congresso di Confimprese, parla di tutto ma scolpisce parole dure sui leader della Lega e di Italia Viva. Con Renzi e Salvini la «fiducia è venuta meno», dice Di Maio. Dalla Farnesina dipinge i due come delle schegge impazzite che hanno compromesso l'immagine dell'Italia in Europa e nel mondo. E sì, perché «far cadere i governi non ci dà lustro all'estero». Il ministro in grisaglia e i cecchini di esecutivi. Ecco il Di Maio-pensiero. Salvini, furoreggiando dal Papeete, ha seppellito i gialloverdi del Conte uno. L'altro, Renzi, ha chiuso con il Conte bis. «Quando oggi discutiamo del tema della stabilità nazionale, non è sempre un problema di riforme. È anche ultimamente un problema di nome perché con il nome Matteo abbiamo un problema di stabilità in generale», scherza e disegna la caricatura dei «Mattei» come eterni enfants terribles del Palazzo. Ineludibile la questione del Quirinale. E qui Di Maio sfodera i piedi di piombo. Dopo aver detto, nelle scorse settimane, che non ha senso «bruciare» nomi validi, invita a «mettere al centro l'interesse nazionale» e spera «credo che convergeremo tutti su una soluzione, che non esiste ancora».
«Dobbiamo proteggere il presidente del Consiglio» dal dibattito sul Quirinale, un altro messaggio a chi tira per la giacchetta il premier. Sfumatura un po' diversa rispetto a Conte che ha fatto intendere di accettare di buon grado l'ipotesi Draghi al Colle. D'altronde - analizza Di Maio - nessun partito «è un monolite». Ogni forza politica «ha il proprio dibattito interno», risponde così sulle critiche di Salvini al Green Pass. Insomma il Parlamento è frammentato, e se «Renzi ha 40 parlamentari, c'è un Gruppo Misto che ne ha 100-200», ragiona. Mentre i primi sponsor delle urne anticipate sono Salvini e la Meloni. Il primo al governo non riesce «a capitalizzare voti con le boutade», la seconda guida «una forza di opposizione che ha più voti oggi di quelle prese alle ultime politiche». Spazio a commenti su Berlusconi per il quale «provo empatia perché lo stanno fregando sul Quirinale» ed «è sempre stato un po' attratto da questi del Movimento». Il resto è una difesa del reddito di cittadinanza che ha impedito «disordini sociali durante la pandemia» e del Green Pass, quindi la preoccupazione per l'«aumento dei contagi in vista del Natale».
Caldo il capitolo dell'inchiesta sulla Fondazione Open. Renzi per Di Maio «si crede un Re Sole, che siccome è in difficoltà vede attorno a sé persone che pensa lo stiano accerchiando». Sul M5s c'è l'augurio che con Conte si possa «creare una forza strutturata sul territorio». Ma i gruppi parlamentari sono in fibrillazione contro l'avvocato. L'ultima polemica? I tanti incarichi che stanno accumulando due contiani di ferro, i vicepresidenti del partito Riccardo Ricciardi e Mario Turco. Turco sarà anche responsabile della scuola di formazione politica e siederà all'interno di un comitato tematico sull'Economia. Ricciardi è vicecapogruppo alla Camera e secondo molti è una forzatura.
Lui ha già detto ai colleghi di volersi dimettere da numero due di Crippa ma le dimissioni restano congelate. «Conte non lo fa dimettere perché deve marcare stretto Crippa e sta dando ruoli solo ai fedelissimi», la voce che arriva dai gruppi.
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