L'indagine a campione: statistiche da paura sui ricoveri finiti con «sinistri» di cui sarebbe responsabile il personale sanitario

C'è la signora che ha convissuto con dolori intestinali per ben 690 giorni prima di farsi rioperare per estrarre la garza dimenticata nell'addome. Poi c'è il bambino affetto da Seu (sindrome emolitico uremica) a cui era stata diagnosticata una gastroenterite, o il bimbo morto per un'infezione polmonare ma curata come influenza.

I casi di malasanità sono centinaia in tutta Italia. Ogni mese la Commissione parlamentare d'inchiesta ne mette sotto la lente d'ingrandimento circa 13. In un lasso di tempo relativamente breve - tra aprile 2009 e dicembre 2012 - sono emersi ben 570 situazioni irregolari. In particolare, 261 decessi erano legati a presunti errori medici e 139 a inefficienze di vario tipo. Circa la metà delle morti, invece, sono avvenute in due sole regioni: Calabria e Sicilia.

I casi più drammatici finiscono sulle pagine della cronaca, gli altri nell'archivio di procure o delle assicurazioni che rigettano la richiesta di risarcimento per danni inesistenti. La sesta edizione del Medmal Claims Italia presentata da Marsh, espone in modo chiaro il fenomeno della conflittualità sanitaria in un rapporto dove sono state analizzate le richieste di risarcimento di 10 anni (2004–2013) in 89 strutture ospedaliere disseminate su tutta la penisola. Il primo dato: in ogni ospedale italiano avvengono circa 66 richieste di risarcimento danni all'anno. E questo significa che in dieci anni ben 42.000 pazienti hanno reclamato soldi per colpa della classe medica o infermieristica che non sarebbe all'altezza delle situazioni.

In pratica, è come se, dal 2004 a oggi, tutti gli abitanti di una città italiana di medie dimensioni, come Imperia, Lodi o Macerata, avessero denunciato danni subiti in ospedale.

Ma con chi se la prendono i pazienti insoddisfatti? Ortopedia è la specialità clinica più gettonata in fatto di richiesta danni,(13,2%), poi segue chirurgia generale (10,3%) e ostetricia e ginecologia (7,5%). Anche il pronto soccorso viene bersagliato da denunce (13) e nel 2013 svetta fra tutti come il reparto che ha totalizzato più episodi di medical malpractice.

Se poi si analizzano gli errori per tipologia di ospedale, le strutture sanitarie di primo livello, ovvero quelle di base, hanno registrato il maggior numero di richieste danni pari al 54%, seguono le strutture di secondo livello (ospedali ad alta intensità di cura o ad alta specializzazione) 24,5% e gli ospedali universitari 20%. Molto distanziate sono le strutture mono-specialistiche come quelle ortopediche 1,2%, e quelle materno-infantili 0,4%.

Ma la litigiosità sanitaria è lunga e imprevedibile. E su 42 mila richieste danni circa 18 mila sono ancora da definire. Inoltre, quasi tre denunce su dieci finisce in un nulla di fatto. Insomma, se da una parte ci sono tanti errori medici, dall'altra si assiste al meccanismo di «denuncia facile» che si inoltra senza fretta. Infatti, solo la metà delle richieste di risarcimento arriva entro i primi 6 mesi dalla data dell'incidente, per il resto si aspettano anche due o più anni.

La crescita delle richieste di risarcimento per presunto errore medico, però, stanno diventando un problema enorme per il Sistema sanitario nazionale. I «sinistri» che vengono pagati valgono oltre un miliardo e mezzo di euro in risarcimenti e il costo medio è di circa 60.000 euro. Solo i processi per errori in ginecologia e ostetricia sono quelli che portano ai risarcimenti più alti, perché le vittime sono madri o bambini piccolissimi.

Alla fine le ricadute per i bilanci degli ospedali sono drammatiche: le assicurazioni pagate per i medici sono aumentate del 16,5% e quelle per gli infermieri del 13,4%. In particolare, al Nord la copertura assicurativa di un medico costa 6.300 euro, al Sud 3.900 e al Centro costa fino a 9.700 euro.

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