Coronavirus

L'indice di contagio sale oltre il 17%: ipotesi chiusure, la scuola è in bilico

Cresce anche l'Rt nazionale, decisivo il prossimo monitoraggio. Le Regioni: "Riaprire le aule il 7 ci preoccupa". Anche presidi e sindacati frenano Spiragli dal 15 gennaio per palestre e musei

L'indice di contagio sale oltre il 17%: ipotesi chiusure, la scuola è in bilico

A pochi giorni dal 6 gennaio, l'ultimo giorno del decreto Natale che ha regolato chiusure ed aperture delle festività, l'Italia si prepara a rimettersi in moto e aspetta di capire quali regioni lo potranno fare in zona gialla e quali invece in arancione o rosso. Il sistema dei colori infatti continuerà ad essere utilizzato e tutto dipenderà dai dati, che non sono confortanti, e dal monitoraggio del 5 gennaio. L'indice Rt nazionale è in aumento per la terza settimana consecutiva (0,93), ci sono sei regioni che ce l'hanno sopra ad 1, e il tasso di positività è schizzato al 17,6%.

Presto dunque per sapere come si colorerà lo Stivale dal 7 e quali misure verranno allentate dal 15, quando scade il Dpcm. Osservata speciale rimane la scuola, che dovrebbe ripartire l'indomani dell'Epifania, anche per i licei al 50% in presenza per poi passare al 75%. L'entusiasmo della ministra Lucia Azzolina e dei colleghi di governo è mitigato non solo dai dati, ma anche dallo scetticismo di presidi e amministratori locali, alle prese con il rebus degli ingressi differenziati e dei trasporti pubblici. Nonostante l'ok dei prefetti, infatti, restano dubbi e perplessità. Nel Lazio, per esempio, come spiega il presidente dei presidi della regione, Mario Rusconi, «la maggior parte dei sindacati e dei rappresentanti dei genitori sono per la non riapertura. E anche l'assessore laziale alla Sanità, Alessio D'Amato, chiede al governo di riflettere sul ritorno in classe. Anche a livello nazionale i presidi non sono convinti, in particolare sulle entrate scaglionate, che non rispettano i ritmi di apprendimento degli studenti. «Che si torni a scuola in presenza al 50% il 7 gennaio non lo metto in dubbio, ma il punto è ripartire con una soluzione funzionale ed efficace. E far tornare a casa i ragazzi alle 19 per poi farli studiare alle 21 non lo è», dice Antonello Giannelli, presidente dell'Anp. Per i dirigenti scolastici lo scaglionamento degli orari non risolve, il vero problema è il funzionamento del trasporto pubblico locale. Alcune regioni si stanno preparando a muoversi in ordine sparso. Se la Puglia intende continuare a dare la possibilità agli studenti di scegliere di rimanere in didattica a distanza, in Campania il governatore Vincenzo De Luca ha già chiarito che farà rientrare i liceali tra i banchi solo a fine mese. Preoccupato il presidente della Conferenza Stato-Regioni e della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che esorta il governo a riconvocare i governatori e a «prendere una decisione laica sulla scuola».

Novità sono attese non solo sulla scuola. Il 7 gennaio nelle regioni gialle, quelle che hanno l'indice Rt sotto controllo, riaprono i negozi, anche se è probabile che venga confermata la chiusura dei centri commerciali nei weekend. Bar e ristoranti si preparano a tornare in attività, seppur non a pieno servizio: fino al 15 gennaio, infatti, devono continuare a chiudere alle 18 e a servire tavoli con al massimo quattro persone, poi soltanto asporto e consegne a domicilio. Il prossimo Dpcm, però, potrebbe consentire la riapertura la sera, come chiedono le associazioni di categoria. Ma tutto dipenderà dai dati del prossimo rapporto dell'Iss. Per quanto riguarda palestre e piscine si va verso la riapertura con regole più rigide. Ministero dello Sport e Cts stanno valutando se ci sono le condizioni per farle ripartire a metà mese, consentendo soltanto lezioni individuali. Ancora limitazioni, invece, per gli sport di contatto.

Dopo il 15 gennaio potrebbero riaprire i musei, con gli ingressi contingentati, mentre su cinema e teatri ancora si discute.

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