Guerra in Ucraina

L'indipendenza di Zelensky. "Lotteremo fino alla fine". Ma razzi sui treni: 22 morti

Trentun'anni dopo c'è bisogno di una nuova indipendenza per l'Ucraina

L'indipendenza di Zelensky. "Lotteremo fino alla fine". Ma razzi sui treni: 22 morti

Trentun'anni dopo c'è bisogno di una nuova indipendenza per l'Ucraina. Ieri il festeggiamento della data del 24 agosto 1991 che ha segnato la liberazione dal giogo della morente Unione Sovietica si è trasformato nel grido di dolore del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per un Paese che si trova di nuovo sotto il tallone di Mosca. E come si temeva l'anniversario ha preteso un tributo di sangue per gli ucraini. Come si temeva sono stati colpiti obiettivi civili. In serata missili hanno colpito una stazione ferroviaria nell'Ucraina centrale, nell'oblast di Dnipropetrovsk, provocando almeno ventidue morti e cinquanta feriti.

Ad annunciare la strage è stato in diretta lo stesso presidente ucraino nel corso di un collegamento video con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convocato in via straordinaria per i primi sei mesi di guerra (ieri era anche questo anniversario per più triste). Un evento che ha chiuso una giornata lunga, iniziata con un videomessaggio in cui Zelensky ha promesso che il suo popolo «non farà alcuna concessione o compromesso con il nemico». «Non ci importa che esercito abbiate - ha detto il presidente-attore rivolgendosi agli invasori - ci interessa solo della nostra terra. Combatteremo per essa fino alla fine». E poi: «Abbiamo tenuto duro per sei mesi. Dopo un viaggio così lungo non abbiamo il diritto di non arrivare fino in fondo». Zelensky ha anche chiuso all'ipotesi di un negoziato «con i terroristi», che vorrebbe dire fare delle concessioni territoriali: «Per noi l'Ucraina è l'intera Ucraina». E comunque secondo il leader «il ferro più terribile non sono i missili, gli aerei e i carri armati, ma quello delle catene». E comunque «Mosca deve porre fine immediatamente al ricatto nucleare». «La Russia terroristica continua a uccidere civili. Deve essere fermata», ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba postando le foto del raid russo.

Boris Johnson, premier britannico uscente, si è recato di persona (e a sorpresa) a Kiev: «Questa è la terza volta che viene in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa. Non tutti i Paesi sono così fortunati ad avere un amico del genere», ha commentato Zelensky dopo l'incontro tra i due. Johnson ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da 66 milioni di dollari ed è stato ringraziato con il conferimento del l'Ordine della Libertà, la più alta onorificenza nazionale per i cittadini stranieri. La Regina Elisabetta ha inviato un messaggio e molti altri leader hanno fatto giungere a Kiev auguri e solidarietà. Ursula von der Leyen, commissaria europea, così twitta: «Cari cittadini dell'Ucraina, non potremo mai eguagliare i sacrifici che fate ogni giorno. Ma l'Ue è stata con voi in questa lotta fin dall'inizio. E lo saremo per tutto il tempo necessario». Mario Draghi ha inviato un videomessaggio: «L'Italia è vicina al vostro popolo, alle famiglie delle vittime, ai milioni costretti a fuggire. Vogliamo aiutarvi a difendervi, a raggiungere una pace duratura, nei termini che riterrete accettabili». «La Germania sta solidamente al fianco dell'Ucraina, oggi, e tanto a lungo quanto sarà necessario», dice il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in un video. Anche Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, sceglie un videomessaggio: «L'Ucraina prevarrà!». Ma il regalo più gradito è certo quello che arriva da Joe Biden, che annuncia «la nostra tranche più grossa di assistenza alla sicurezza fino ad oggi, pari a circa 2,98 miliardi di dollari in armi ed equipaggiamenti». Anche il Papa ha fatto sentire la sua voce al termine dell'udienza generale in Vaticano, suscitando le ire dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash per essere stato fin troppo ecumenico: «Non si può parlare nelle stesse categorie di aggressore e vittima, stupratore e stuprato». Suscitano polemiche anche gli auguri del presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko: «Sono convinto che le attuali divergenze non potranno distruggere la base secolare di relazioni sincere e di buon vicinato tra i popoli dei due Paesi». Parole che il consigliere della presidenza ucraina, Mikhailo Podoliak, definisce «una buffonata. Sembra che Lukashenko creda davvero che il mondo non si accorga della sua partecipazione attiva ai crimini contro l'Ucraina».

Ieri un dipendente della centrale nucleare di Zaporizhzhia e il suo autista sono stati uccisi da un colpo di mortaio russo fuori dall'impianto e un soldato neozelandese è morto combattendo per l'Ucraina.

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