Linea dura a destra per tenere il 41 bis. E l'opposizione grida al fascismo

Tajani (Fi): lo Stato è sotto attacco. Salvini: non cederemo ad alcun ricatto

Linea dura a destra per tenere il 41 bis. E l'opposizione grida al fascismo

Dal caso Cospito al 41 bis. La norma sul regime carcerario di alcuni detenuti considerati particolarmente attivi e pericolosi diventa il vero terreno di scontro politico. Da una parte chi difende questa disposizione e con essa la legalità tout court; dall'altro chi vuole una modifica, accusando la norma di disumanità. È però facile scivolare verso una contrapposizione ideologica. Dimenticando presto la norma stessa. È il caso dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza. Intervenendo all'assemblea di Articolo 1, l'ex ministro parla apertamente di deriva fascista indicando nella fermezza dello Stato e del governo che lo rappresenta un prodromo di un possibile futuro regime. «Sul caso Donzelli-Cospito - afferma Speranza, riferendosi alle dichiarazioni in Aula del deputato FdI riguardo le visite al detenuto da parte di esponenti del Pd -, la destra sta dimostrando di essere degna erede dell'epoca più buia del nostro Paese». E definisce gli attacchi di Donzelli e di Delmastro «squadrismo di governo» che sfrutta «la compiacenza di Nordio e della presidente Meloni». E all'appello all'unità avanzato dalla premier il Pd ha risposto con sdegno segnando una forte spaccatura. E sulla lettera della Meloni i capigruppo di Camera e Senato, Serracchiani e Malpezzi, insieme con il segretario Letta licenziano un comunicato al vetriolo: «Pensavamo fossero le parole di un presidente del Consiglio preoccupato di comporre la coesione del Paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo».

Il clima resta infuocato. Il braccio di ferro, provocato dalla richiesta della sinistra di modificare il 41 bis, fa intravedere lo spettro di un cedimento. Di fronte al quale il capogruppo di Fratelli d'Italia a Montecitorio, Tommaso Foti, annuncia la presentazione di una mozione per impegnare il governo e la maggioranza dell'aula parlamentare a difendere la norma sul regime carcerario. Lo stesso Foti poi ricorda che dopo la polemica Donzelli-Pd sul caso Cospito sono stati messi sotto scorta, oltre lo stesso vicepresidente del Copasir, anche i due sottosegretari alla Giustizia Ostellari e Delmastro. Una necessità, sottolinea il capogruppo di FdI, in seguito alla tensione anche sociale creatasi nel Paese.

Le manifestazioni di ieri, le minacce anonime e il gesto estremo di Cospito per protestare contro il regime del 41 bis riportano con la mente al clima degli anni di piombo quando la linea della fermezza era considerata l'unica via possibile. Oggi come allora la Stato non può cedere. È il messaggio che arriva da gran parte delle forze politiche, soprattutto della maggioranza. «È in corso un'escalation nell'attacco allo Stato - dice il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani- non solo entro i confini nazionali ma anche contro le nostre sedi diplomatiche. Abbiamo innalzato il livello di sicurezza, ora bisogna lavorare per difendere lo Stato di diritto da chi vuole sconfiggere un sistema democratico dove chi commette un reato, dopo essere stato processato, deve essere condannato per aver commesso dei reati gravi». «Sul 41 bis nessun cedimento» è anche la richiesta dei capigruppo azzurri Ronzulli e Cattaneo mentre il leader leghista Matteo Salvini avverte: la salute è un diritto sacro ma il 41 bis non si tocca.

Almeno per il momento. «Ne parleremo - dice - quando la situazione sarà tranquilla, quando non ci saranno giornalisti minacciati o cittadini minacciati o auto incendiate. Ne parleremo quando non saremo non sotto ricatto dei violenti».

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