
La tensione a Gaza City resta altissima mentre continua l'offensiva di terra dell'esercito israeliano. Una situazione che fa infiammare anche il dibattito politico con l'opposizione che cerca in ogni modo di coinvolgere Giorgia Meloni. Partito Democratico, Movimento Cinquestelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e Azione uniscono le forze per chiedere alla presidente del Consiglio di riferire urgentemente alle Camere sull'orientamento del governo.
"Non possiamo andare avanti come se nulla fosse, mentre Gaza brucia", tuona Giuseppe Provenzano (Pd), mentre per Riccardo Ricciardi (M5S) "oggi Gaza sta morendo, stanno morendo i valori occidentali". Marco Grimaldi (Avs) chiede il riconoscimento dello Stato palestinese e sanzioni. Alla richiesta si sono uniti Roberto Giachetti (Iv) e Matteo Richetti (Azione), sottolineando l'assenza della premier in un momento ritenuto cruciale. Dai capigruppo dell'opposizione arrivano varie richieste: dalla convocazione dell'ambasciatore per esprimere condanna formale, alle sanzioni verso Israele, oltre al riconoscimento della Palestina.
La risposta del governo arriva dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "Abbiamo sempre detto di essere contrari all'offensiva su Gaza per i rischi alla popolazione civile, ma non certo per difendere Hamas. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato degli ostaggi. Ma riconoscere oggi la Palestina sarebbe solo retorica". Il ministro ribadisce il sostegno italiano alla soluzione dei due Stati, chiarendo però che oggi non ci sono le condizioni minime per un riconoscimento formale: "Cosa riconosciamo? Lo Stato rappresentato da Hamas o dall'Autorità Nazionale Palestinese? Noi con Hamas non vogliamo avere nulla a che fare". Tajani conferma che l'Italia porterà questa posizione a New York, sottolineando l'urgenza di "una vera soluzione politica" e la riunificazione di Gaza e Cisgiordania sotto un'unica entità istituzionale.
Da Palazzo Chigi non si nasconde la preoccupazione per "l'ulteriore escalation" militare e la necessità di una cessazione immediata delle ostilità. Fermo restando la necessità che Hamas rilasci immediatamente e incondizionatamente gli ostaggi, rinunciando a qualsiasi ruolo nel futuro della Striscia. La linea scelta da Meloni appare chiara: nessuna rottura, ma anche nessun avallo all'attuale strategia israeliana. Mentre non arrivano aperture alla richiesta di riferire in aula.
Sul versante della sicurezza, il ministro della Difesa Guido Crosetto affida a un lungo post su X la sua lettura della situazione, ribadendo che l'Italia non cerca lo scontro, ma non può ignorare il mutato scenario globale: "Avere una Difesa in grado di assolvere il proprio compito non è una scelta politica, è un prerequisito di sopravvivenza nazionale".
L'Italia insomma non sta preparando la guerra e "lavora per evitarla, ma dobbiamo garantire che il nostro Paese sia in grado di difendersi". Le scelte del governo in politica estera "si muovono nel solco dell'alleanza con l'Occidente e della credibilità internazionale dell'Italia, rafforzata dal lavoro e dalla leadership di Giorgia Meloni".