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"La Link non è più l'università grillina. Ora accogliamo le eccellenze italiane"

Il più giovane rettore d'Italia: "Frattini e Tronca nostri program leader"

"La Link non è più l'università grillina. Ora accogliamo le eccellenze italiane"

Con i suoi quarant'anni è il più giovane rettore italiano. Dall'inizio del 2021 Carlo Alberto Giusti ha preso le redini della Link Campus University con il preciso intento di cambiare passo e accorciare le distanze con la «Generazione Z», quella dei ragazzi nati a cavallo del cambio del millennio. Nei giorni scorsi Giusti, insieme al ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha presentato il rapporto «Generazione Proteo», una ricerca condotta dal suo ateneo su migliaia di studenti tra i 16 e i 19 anni. Il risultato fotografa una classe di giovani responsabili e attenti, stufi della didattica a distanza e impazienti di sottoporsi al vaccino.

Grazie, ma basta: dopo un anno e mezzo di Dad i ragazzi vogliono voltare pagina. Fine di un'epoca?

«Quel che è successo ha inciso profondamente sulle modalità di studio e di apprendimento della generazione che conclude il suo percorso scolastico e intraprende quello universitario. Gli effetti continueranno a vedersi per anni, forse per decenni. Dalla ricerca emerge una generazione di studenti lucidi, che hanno imparato a gestirsi adeguatamente anche con la didattica a distanza, ma che non vedono l'ora di riappropriarsi di una piena socialità e di quello scambio costante di visioni e di idee che solo la partecipazione fisica può garantire. Solo il 30,5% degli intervistati dà un giudizio totalmente positivo della Dad. È forte la convinzione che questo strumento, soprattutto laddove non sia organizzato in maniera corretta e funzionale, penalizzi determinate categorie di studenti, soprattutto quelli provenienti da famiglie economicamente svantaggiate (43,4%) e quelli con disabilità mentali e fisiche (33,6%). Ma, più di tutto, i ragazzi hanno il rimpianto di essersi persi qualcosa di importante (44,9%)».

È proprio dai ragazzi che la Link imposterà il suo nuovo corso: non siete più l'università dei 5 Stelle?

«Noi vogliamo essere l'università delle eccellenze italiane, da Franco Frattini a Francesco Paolo Tronca che sono nostri program leader. Io vedo la Link Campus come un'università studente-centrica. Il nostro Osservatorio permanente sui giovani dà loro voce, ne ascolta i timori, le ambizioni, i sogni, le contraddizioni esplorando le differenti galassie che contribuiscono oggi a comporre il loro universo. Un ascolto mai sterile, ma con il preciso obiettivo di trasferire alle istituzioni e al dibattito pubblico il sentire delle giovani generazioni. Il ministro Bianchi è stato attentissimo nel recepire tutti gli input della ricerca: significa che abbiamo centrato l'obiettivo».

Intanto sono in arrivo i soldi dal Recovery plan. Ce n'era bisogno?

«Altroché. Il Pnrr ha mostrato di voler puntare davvero sulla formazione destinando quasi 34 miliardi a istruzione e ricerca, ben di più dei 20 miliardi destinati, ad esempio, alla sanità, che pure sembrerebbe il naturale destinatario di risorse che servono a riparare i danni di una pandemia. È una scelta lungimirante e intelligente, che testimonia la volontà di rilanciare il Paese in un'ottica di lungo periodo, a patto che questo denaro sia utilizzato bene.

Le istituzioni dovranno stare accanto al mondo della formazione, della scuola e dell'università, per far sì che queste ingenti risorse finanziarie siano lo strumento con cui attuare una visione orientata al futuro».

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