Cronache

"Io, medico di base, vi dico: ci rimetteranno i più poveri"

Sul provvedimento spiega: "Se mi tolgono la possibilità di prescrivere un esame, chi potrà lo farà privatamente"

"Io, medico di base, vi dico: ci rimetteranno i più poveri"

Chiamatelo medico internista, o di famiglia, o della mutua. Insomma quello che lavora sodo e ascolta i pazienti. Di lui si fidano: offre buoni consigli, prescrive gli esami che servono, quando servono. Ma Rocco Cantatore, che a Milano fa il suo dovere di professionista attento e scrupoloso, è pronto a scendere in piazza come altri migliaia di medici italiani che si sentono vessati dal decreto sulle prestazioni mediche inappropriate che quasi puzza di incostituzionalità.

«Quello che posso dire da medico, e non da giurista, è che se viene approvato il testo proposto dal governo si crea una clamorosa ingiustizia sociale».

Addirittura?

«Se mi tolgono la possibilità di prescrivere un esame diagnostico che ritengo utile, allora il paziente, non essendo medico e temendo per la sua salute, finirà per rivolgersi al privato non convenzionato e quindi a totale pagamento. E saranno avvantaggiati solo quelli che possono permettersi un'assicurazione sanitaria oppure i più ricchi».

Dal punto di vista pratico, invece, qual è il punto cruciale che più la preoccupa di questo decreto?

«Con questo sistema si ridurrà al lumicino l'autonomia del medico e il rapporto medico-paziente peggiorerà».

Vuol dire che il malato perderà fiducia?

«Inevitabilmente. Insomma, il paziente non vuole ottenere una prescrizione sulla base di conteggi economici ma si aspetta il risultato di un professionista che, in base a quello che ha studiato e alla sua esperienza, riesca a cogliere il sospetto diagnostico».

Quindi non fa una bella figura il medico che esamina un elenco prima di fare delle indagini diagnostiche.

«Diventa un passacarte. E la sua autorevolezza svilisce miseramente».

Quindi chiedete più autonomia?

«È indispensabile. Faccio un esempio. E' stato messo nell'elenco la risonanza che in genere prescriviamo quando abbiamo un sospetto diagnostico tumorale. Ma ovviamente è un sospetto e la certezza non la possiamo avere. Così se poi il tumore non c'è, che fanno, mi contestano l'esame?».

Esatto.

«No, non è ammissibile, io credo che nessuno possa contestare la scelta. Non vorrei essere nei panni di chi deve valutare quello che il medico ha prescritto. Su che base lo fa? Con quali strumenti? Questo meccanismo complica tutto. Un medico non può essere distratto da mille ostacoli, noi non siamo impiegati né burocrati, siamo dei medici a cui la gente affida la propria salute».

E che ne pensa delle sanzioni che potrebbero essere affibbiate ai medici che non sanno dare spiegazioni per le loro scelte prescrittive?

«Andare a pescare nelle tasche di un medico, fare leva sul delicato aspetto economico è una metodologia che può avere pesanti riflessi. È un modo di demotivare un professionista, di farlo appiattire su scelte forzate. Trovo estremamente grave che l'iter diagnostico e terapeutico di un paziente venga deciso sulla sorta di linee guida non mediche».

Ma la medicina difensiva va comunque arginata in qualche modo. Anche lei ammetterà che tra i suoi colleghi qualcuno abbonda in esami non necessari.

«Certo la medicina difensiva fa arginata ma entro certi limiti. Un medico deve avere la possibilità di scegliere. L'autonomia prescrittiva va tutelata perché se ci mettono dei binari prestabiliti si fa ancora più fatica e una legge rigida è inutile, c'è sempre il modo di non applicarla».

Intende dire che si può aggirare?

«Be', se tarpano le ali alla mia autonomia, anziché prescrivere una risonanza faccio fare una radiografia e poi ci aggiungo vari accertamenti emato- chimici che mi riduce il gap diagnostico. Insomma, imbocco strade alternative che avrei scartato se avessi fatto un esame strumentale che ritenevo adeguato».

Dunque con questo decreto ci potrà essere il medico che si astiene dal prescrivere esami necessari e altri che aumentano il numero delle prescrizioni?

«Esatto e sarà il caos che incrinerà ancora di più il delicato equilibrio tra medico e paziente».

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