Guerra in Ucraina

L'ipocrisia della sinistra. Si sveglia soltanto oggi

Anche i grandi amori prima o poi finiscono e, come ogni profonda storia sentimentale giunta ormai al capolinea, il finale è drammatico, soprattutto se avviene in pubblica piazza

L'ipocrisia della sinistra. Si sveglia soltanto oggi

Anche i grandi amori prima o poi finiscono e, come ogni profonda storia sentimentale giunta ormai al capolinea, il finale è drammatico, soprattutto se avviene in pubblica piazza. È il caso del decennale rapporto tra la sinistra e l'Anpi naufragato nelle ultime settimane in concomitanza con la guerra in Ucraina. Sono ormai lontani i tempi in cui il Pci e l'Anpi costituivano un unico blocco granitico e, la lotta fratricida di questi giorni, testimonia l'inesorabile tracollo della sinistra italiana.

Casus belli è la posizione del presidente dell'Associazione nazionale partigiani Gianfranco Pagliarulo, contrario all'invio delle armi in Ucraina, che ha generato parecchi malumori a sinistra deflagrati con il diniego a portare in piazza il 25 aprile le bandiere della Nato e con la scoperta di una serie di post del 2014 in cui Pagliarulo scriveva: «Ucraina stato nazista, vergogna Nato». Da qui la spaccatura a sinistra tra chi ha preso le distanze dalle posizioni dell'Anpi arrivando a chiedere le dimissioni del presidente e i duri e puri che invece lo hanno difeso. Eppure c'è una grande ipocrisia di fondo in questo dibattito ed è lecito chiedersi dove siano vissuti negli ultimi anni gli esponenti politici di sinistra che oggi attaccano l'Anpi.

Per decenni l'Associazione nazionale partigiani ha potuto dire qualsiasi cosa nella complicità generale: ha simpatizzato per l'Urss, ha negato la guerra civile dal '43 al '45, ha dimenticato il ruolo dei partigiani bianchi e degli alleati durante la liberazione, ha usato l'antifascismo come uno strumento politico. Eppure a tutti andava bene poiché rappresentava un'importante sponda politica per giustificare battaglie ideologiche contro il nemico di turno. Alla prima occasione in cui la linea dell'Anpi differisce da quella dell'apparato, ci si accorge che l'Associazione partigiani in assenza di partigiani non ha nessun titolo per parlare a nome della Resistenza. Non serviva la guerra in Ucraina per scoprire che all'interno dell'Anpi vi fosse un diffuso sentimento anti americano e anti occidentale, non bisognava arrivare all'attacco russo per rendersi conto che tra gli adepti di Pagliarulo permanesse la nostalgia dei bei tempi passati del comunismo.

La linea dell'Anpi rappresenta però la punta dell'iceberg di un problema molto più profondo che va avanti dal 1945 e riguarda il posizionamento della sinistra italiana che, a più di trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, non sembra aver ancora deciso da che parte stare.

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