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L'ira dei militari contro la Trenta: usati soltanto per fini elettorali

L'ira dei militari contro la Trenta: usati soltanto per fini elettorali

Roma I delegati Cocer delle Forze armate incontrano il premier Giuseppe Conte, alla presenza del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta e lui, come specificato dalla titolare del dicastero di via XX Settembre, propone «l'avvio di un tavolo di concertazione volto ad affrontare le tematiche più annose» del comparto. Sarebbe un punto a favore dei 5 stelle, se non fosse per il retroscena.

Per legge, una volta all'anno, nell'ambito della formulazione della Finanziaria, il Cocer deve incontrare il governo. Tutto ciò è avvenuto fino alla fine dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Col governo Renzi e con l'amministrazione pentastellata lo scorso anno, nessun incontro è avvenuto. Solo grazie all'operato di appuntati e marescialli della rappresentanza militare, che hanno spinto a più riprese, e allo sciopero della fame del delegato Pasquale Fico, la Trenta si è mossa. Conte ha dimostrato sensibilità e ha incontrato il Cocer, promettendo che lavorerà anche per lo stanziamento dei 200 milioni di euro per il riordino delle carriere. Ma tra i militari c'è scontento, perché ormai è sempre più percepibile che a guidare la Difesa non sia lo stesso ministro, ma che ogni decisione sia presa sulla base della piattaforma Rousseau. Insomma, è toccato a Conte «metterci una pezza» e ascoltare quei bisogni delle Forze armate che in primis avrebbero dovuto essere interesse della Trenta, più impegnata a esibirsi in balletti e far la guerra al collega leghista Matteo Salvini che non a occuparsi del suo ministero. Peraltro, i delegati hanno suggerito di fare l'incontro dopo le elezioni, in modo che lo stesso non apparisse come una strumentalizzazione dei militari volta a far campagna elettorale per i 5 stelle. Qualcuno dell'entourage del ministro, invece, si è preoccupato di «ricordare» a qualche rappresentante del Cocer che l'appuntamento sarebbe dovuto avvenire proprio il venerdì prima delle consultazioni per le Europee. Pena il veder volatilizzare i 200 milioni di euro per il riordino delle carriere. Un inciso su quello dello stile utilizzato per l'istruttoria aperta contro il generale Paolo Riccò, insomma.

Le Forze armate eseguono gli ordini, ma non sempre è detto che li condividano, mentre il malcontento sale e c'è chi si augura, addirittura, un cambio di ministro subito dopo le elezioni di oggi.

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