Tic, tac. Nemmeno il tempo di superare l'acme della tensione interna al governo, che subito il metronomo giudiziario ricomincia a dettare i tempi del litigio continuo in salsa gialloverde. A scatenare il tutti contro tutti, stavolta, sono le intercettazioni relative al caso Siri-Arata. Nel mirino di Luigi Di Maio le presunte trame dell'imprenditore Paolo Arata, consulente della Lega per l'energia, che avrebbe avuto un potere di condizionamento nei confronti del Carroccio su alcune nomine di governo, con l'obiettivo di mettere sotto controllo il capo politico del M5s che, in un primo momento, sembrava destinato al ministero degli Esteri. Così Di Maio ieri non ha perso tempo e, in serata, ha minato di nuovo la stabilità dell'esecutivo.
Il vicepremier grillino ha invocato «chiarezza», commentando le intercettazioni con parole molto dure: «È un fatto gravissimo - ha detto - se qualcuno esterno al governo ha provato in qualche modo a orientare e manipolare scelte di governo: si deve fare la massima chiarezza». In diretta dalla scrivania del suo ufficio Di Maio ha ricostruito la vicenda delle presunte pressioni volte a ingabbiare il M5s: «Ho sentito che qualcuno come Arata ha dichiarato di volermi controllare nominando un sottosegretario o qualcuno nel mio gabinetto al ministero degli Esteri, perché si diceva che Di Maio doveva andare a fare il ministro degli Esteri». Ha proseguito poi nell'invettiva: «Qualcuno ha provato a manipolare la mia nomina senza riuscirci», chiedendo alla magistratura di «fare massima chiarezza se ci sono stati altri tentativi di intervento nei nostri riguardi». Il capo politico sfrutta l'occasione giudiziaria per marcare le differenze con gli alleati-competitor leghisti, in uno scenario surreale da campagna elettorale mediatica senza sosta, bilanciata dalla ritrovata serenità che si è tornata a respirare in Parlamento.
«Noi siamo molto tranquilli perché il M5s è stato quello che ha bloccato gli emendamenti sull'eolico che voleva quel signore, Arata per conto di Nicastri - ha sottolineato Di Maio - ma se qualcuno ha provato a controllare o a sabotare l'azione del M5s al governo noi vogliamo la massima chiarezza», ha concluso. Nelle intercettazioni, Arata nomina direttamente sia Salvini, sia Di Maio: «Di Maio vuole andare alle attività produttive - dice l'imprenditore il 23 maggio 2018 - e ci va sicuro! L'ha chiesto lui! Allora Salvini non sa dove mettere Armando (Siri ndr), poi io gli ho detto che deve fare il vice ministro con la delega all'energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche a casa nostra ieri».
Dal Pd è arrivata la reazione della vicesegretaria Paola De Micheli: «Sul caso Siri emerge un quadro inquietante relativo a presunti condizionamenti sulla sua nomina nel governo», ha spiegato.
E ha continuato: «Salvini non può fare finta di niente e ha il dovere di spiegare in Parlamento se e chi lo ha condizionato, e per quali motivi, per la nomina dell'ex sottosegretario. Si tratta di ombre pesanti sulle quali è necessario fare chiarezza in Parlamento».
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