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L'islam terrorista con le spalle al muro Il blitz costruito con la pace di Trump

L'accordo di Abramo ha rivoluzionato gli equilibri in Medio Oriente. Sancito dall'eliminazione di Soleimani e di al Masri

L'islam terrorista con le spalle al muro Il  blitz costruito con la pace di Trump

I colpi esplosi in una calda notte d'estate, il 7 d'agosto, contro un Renault Bianca uccidendo quello che apparve all'inizio come un professore libanese di nome Habib Daoud e la sua figlia 27enne in un sobborgo di Teheran, quasi non si sentirono nella gran salva di botti che stava scuotendo il Medioriente: le esplosioni frequenti nelle centrali nucleari in Iran, l'immensa, tragica esplosione nel porto di Beirut legata agli Hezbollah, gli amici più intimi del regime degli ayatollah, la rumorosa discussione sull'estensione delle sanzioni all'Iran. I due motociclisti con la mitraglietta in realtà avevano fatto un colpo storico: l'uomo ucciso non era come sembrò nei primi giorni un militante degli Hezbolllah ma il numero due di Al Qaida, Abu Muhammad al Masri, «l'Egiziano», il cervello degli attacchi alle ambasciate americane in Africa. Un gruppetto tutto sunnita, la cui presenza a Teheran mostra il nesso fra l'organizzazione terrorista intrisa di sangue occidentale e specialmente americano, e il Paese sciita, in testa alla lista del terrorismo mondiale. Bin Laden, si sostiene, era a suo tempo stato nascosto a Teheran.

L'ascia fra i due gruppi, la cui violenta guerra religiosa è nota, è stata sotterrata in nome del comune odio senza quartiere per il mondo occidentale, in testa l'America e Israele. Oltre alla maestria consueta e al coraggio incredibile di uomini del Mossad di cui non si saprà il nome, si può solo lodare la fantastica capacità quando l'operazione riesce. Secondo punto importante: Israele ha dimostrato che la sua presenza sul terreno nemico è formidabile, come ha detto Netanyahu agli iraniani: «Sappiamo tutto quello che fate».

Trump ha certamente in questi anni stabilito con Israele il rapporto che ha consentito questa impossibile operazione: della sua politica internazionale si dicono molte cose contrapposte, ma i gesti legati a Israele sono sostenuti da una logica matematica. Il riconoscimento del Golan ha smontato le ambizioni imperialiste del regime poliziesco e sanguinario del Ba'ath: per esso, Siria, Israele, Libano, sono parte della grande Siria. Trump ha messo un punto a questo motore di violenza regionale, pur uscendo dall'agone militare.

Ma la cosa di gran lunga più importante è stata smontare la fantasia storicamente nefanda e insostenibile che il popolo ebraico non abbia diritto ad avere la sua capitale a Gerusalemme. È un'ipotesi talmente assurda che si può solo approvare la scelta americana di portare l'ambasciata nella Capitale. Anche Biden non ha espresso nessuna intenzione di spostarla. Infine, gli «accordi di Abramo» sono la cosa più rivoluzionaria per tutto il mondo e per le tre religioni monoteiste che sia mai stata portata a termine in Medioriente.

Il suo valore consiste nel dimostrare che non c'è nessun conflitto fra il mondo occidentale e il mondo arabo, se non quello ideologico fomentato da gruppi minori. La decisione degli Emirati e del Bahrain è una mossa che rovescia il potere egemonico dell'Islam terrorista, e lo riconduce a un dialogo positivo con noi, ebrei e cristiani, quello che invece al Masri pensava dovesse essere fatto a pezzi e affogato nel sangue.

Come lo pensava anche Qassem Soleimani, il terribile stratega del potere sciita e di un enorme «stato islamico» per strada.

La rivelazione del successo nell'operazione al Mastri di Israele e Usa insieme è un segnale che gran parte del mondo islamico accoglierà con soddisfazione: aiuta a superare la paura delle organizzazioni terroriste sunnite e fa vedere come anche l'Iran sia un nemico che può essere battuto, e persino giocato sul suo stesso terreno.

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