L'islamica inchioda il Pd «Sta con gli integralisti»

La Ismail scrive a Renzi e straccia la tessera dem: «Avete scelto gli oscurantisti musulmani»

Alberto Giannoni

Milano Addio compagni. «Il Pd milanese ha scelto la parte minoritaria, ortodossa e oscurantista dell'islam». È l'atto di accusa di una donna, musulmana e di sinistra. Con una lettera indirizzata al segretario Matteo Renzi, Maryan Ismail lascia tutti gli incarichi e straccia la tessera del suo partito. «Non posso accettare - ha scritto - di condividere uno spazio politico che avalla esclusivamente un'ideologia ortodossa che ci impone di sottometterci a un islam politico». Un messaggio chiaro, che inchioda alla sua inadeguatezza la dirigenza locale «dem» e sbatte in faccia al segretario il suo fallimento: «Le tue belle idee di rinnovamento politico e sociale che tanto mi avevano coinvolta - ha detto impietosa - a Milano si sono tristemente schiantate».

Era una renziana convinta, la Ismail, antropologa italiana di origine somala. «Ho partecipato ad alcune edizioni della Leopolda» ricorda nella lettera citando le convention fiorentine che hanno battezzato il fenomeno Renzi. Nella sinistra milanese, Maryan la conoscono tutti. Vive in Italia da 35 anni, da quando i suoi familiari furono fra i primi a ottenere lo status di rifugiati politici. Nata a Mogadiscio, ha fatto scuole italiane laureandosi in Lingue orientali. Il padre era un diplomatico, come il fratello, Yusuf Mohamed Ismail, ambasciatore somalo alle Nazioni unite, vittima un anno e mezzo fa di un attentato ad opera di Al Shabab, cellula somala di Al Qaida. «Ha perso la vita per il suo impegno contro l'islam politico e ideologico» ha scritto Maryan, che porta avanti lo stesso impegno. «Sono musulmana, laica e progressista - rivendica - parte di un islam numericamente maggioritario, purtroppo finanziariamente inesistente e dunque totalmente inascoltato».

Il suo islam è aperto, con una componente animistica e sufica. In nome di questo islam aveva contestato il piano comunale per i luoghi di culto che ha premiato le realtà più ricche e organizzate. Ne era sorto un caso che già allora la mise ai margini del Pd, relegandola in un isolamento che ha pagato oggi, da candidata al Consiglio comunale (al numero 30). «Purtroppo - ha spiegato - il segretario del Pd milanese Pietro Bussolati e l'assessore Pierfrancesco Majorino hanno scelto di sostenere con forza la candidatura dell'indipendente Sumaya Abdel Qader, sociologa mussulmana ortodossa, responsabile culturale del Caim che ora siede a pieno titolo in Consiglio». Caim sta per coordinamento dei centri islamici milanesi. Riunisce una ventina di associazioni ma da anni non ha più rapporti con la comunità ebraica, da quando chiamò a celebrare il Ramadan un predicatore che aveva inneggiato al «martirio» dei kamikaze. Alla vigilia del Ramadan ha invitato a Milano il discusso Tariq Ramadan, controverso intellettuale fra l'altro nipote di Hasan Al Banna, fondatore dei Fratelli musulmani.

Nel corso della campagna elettorale, Sumaya Abdel Qader è stata al centro di polemiche. Non tanto per le sue parole quanto per il mondo che rappresenta. Il controverso Caim o i suoi familiari (la madre che inneggia alla jihad palestinese, il marito che definisce Israele «un errore, una truffa»). Beppe Sala però l'ha difesa, anzi «promossa»: «È certamente una figura adatta» ha detto l'attuale sindaco. La lettera di Maryan a Milano è il caso del giorno. Oltre mille persone l'hanno condivisa.

E mentre il Pd ha tentato una retromarcia poco convinta, Stefano Parisi, candidato sindaco di centrodestra, le ha teso una mano: «Apprezzo il tuo coraggio e la tua indipendenza» ha detto ieri parlando di uno «scenario inquietante», e auspicando un'alleanza, nella «battaglia» per la libertà.

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