"L'isola sarà un test decisivo per una coalizione vincente"

Il capo di Energie per l'Italia: «Va difeso l'interesse nazionale, col Pd non contiamo più nulla all'estero»

"L'isola sarà un test decisivo per una coalizione vincente"

Roma - «È il momento che il centrodestra si presenti unito come forza di governo. E la Sicilia può rappresentare un cantiere importante per costruire l'unità». Stefano Parisi, leader di Energie per l'Italia, lancia un appello a tutte le forze di centrodestra per accelerare sulla definizione del programma.

I sondaggi appaiono sempre più favorevoli al centrodestra. Come si fa a riunire le sue varie anime?

«Credo ci siano tutte le condizioni per farlo, anche la Lega ha tutte le carte in regola per passare da forza di opposizione a forza di governo come ho potuto constatare nella loro conferenza programmatica. È evidente a tutti che lo schema sarà Movimento 5 Stelle contro centrodestra. Dobbiamo farci trovare pronti fin dalle elezioni siciliane per dimostrare che possiamo andare oltre la semplice somma di percentuali».

Cosa manca per l'accordo in Sicilia?

«La consapevolezza che quella siciliana è la partita delle partite. Se si ferma il Movimento 5 Stelle in Sicilia si prenota la vittoria. Io credo che se il centro vuole tornare ad accreditarsi presso il centrodestra debba uscire dall'ambiguità tattica. È il solo modo per riscattarsi dalla collaborazione con Crocetta».

Su quale terreno il centrodestra può trovare l'unità?

«Partiamo da un presupposto: l'Italia non c'è più, la vicenda del vertice tra Macron, al-Serraj e Haftar dimostra la nostra irrilevanza. Siamo stati ridicolizzati. Il primo passo deve essere l'unità di coloro che vogliono difendere l'interesse nazionale, senza l'ipocrisia della continua delega all'Onu. Serve un governo vero, Macron ha un peso anche perché ha cinque anni davanti e uno Stato che funziona. Inoltre bisogna riprendere i rapporti con l'Egitto, bloccati dopo la dolorosa vicenda Regeni».

Il centrodestra può assicurare all'Italia un governo stabile?

«Certo, io spero che la legge elettorale non ci costringa a presentare un listone e ci sia il proporzionale, ma non sarà difficile individuare una piattaforma comune di valori e proposte su sicurezza, lotta alla burocrazia, spending review per rilanciare l'economia, modifica dei Trattati europei, lotta all'immigrazione irregolare».

Lei si è schierato contro il ritorno dei parlamentari «pentiti». Per quale motivo?

«Non credo alla creazione di una sorta di bad company. Piuttosto che fare la somma di Costa più Cassano meglio costruire una quarta casa liberale del centrodestra che aiuti ad ancorare la coalizione al centro piuttosto che alle estreme».

Sarà il partito che prenderà più voti a esprimere il leader?

«Sì, stabilendo regole chiare».

Ha avuto modo di confrontarsi con Salvini?

«Certo, così come con Giorgia Meloni. L'importante è parlarsi. Io sono convinto che una guida moderata possa rassicurare gli italiani e aiutarci a prendere i voti dei moderati».

Sono previsti appuntamenti per mettere nero su bianco un programma comune?

«A settembre organizzerò due

appuntamenti, uno in Sicilia e l'altro a Milano dove presenteremo le nostre proposte su sicurezza, fisco e welfare. Vorrei farlo con tutte le forze del centrodestra. È arrivato il momento di entrare in una fase operativa».

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