Liste, Pd in subbuglio per i pacifisti candidati e la "grana" Bonaccini

Schlein arruola gli anti-Kiev e il governatore vuole il primo posto. Nuova rissa Calenda-Renzi

Liste, Pd in subbuglio per i pacifisti candidati e la "grana"  Bonaccini
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Dopo la forzatura nella segreteria di martedì (cinque donne «esterne» capolista, e lei al terzo posto in tutte le circoscrizioni perché «porto minimo il 2% in più») e la conseguente alzata di scudi delle correnti Pd, Elly Schlein (foto) ha riaperto le trattative sulle candidature per le Europee.

L'obiettivo primario della leader, oltre al superamento di quella soglia psicologica del 20% sotto la quale inizierebbe ad essere assediata, è quello - non dichiarabile - di togliere più voti possibile ai 5Stelle di Conte, e ricacciarli ben sotto la percentuale del Pd. Per farlo, Schlein e i suoi sono convinti che l'unico metodo sia «fargli concorrenza sul loro stesso terreno». A cominciare dal più ambiguo «pacifismo»: ecco quindi la candidatura di Cecilia Strada di Emergency nel Nordovest (che serve a compensare quelle forti degli occidentalisti filo-Israele Gori, Fiano, Maran). E soprattutto la carta, che sembrava accantonata, di Marco Tarquinio, targato Sant'Egidio e noto per i comizi tv contro l'Ucraina e per una «pace» assai vicina ai voleri di Putin. La minoranza europeista e atlantica del Pd era insorta: «Non si può dare un segnale contrario al sostegno pieno a Kiev, che è la nostra linea», diceva l'ex ministro della Difesa Guerini.

Ma c'è il problema Bonaccini: se il presidente Pd e dell'Emilia Romagna (che oggi dovrebbe vedere Schlein) vuole essere capolista nel Nordest, dove la leader aveva perfidamente ventilato la candidatura della «sua» Annalisa Corrado, ambientalista anti-tutto, e rompere così il dogma femminista delle cinque donne, allora la segretaria imporrà in cambio il nome di Tarquinio al Centro. Con l'obiettivo di crearsi un canale privilegiato, che fin qui non aveva, col mondo bergogliesco, e di sottrarre voti filo-russi ai 5S. «La minoranza avrebbe dovuto appoggiare la novità positiva delle cinque capolista donne, ma chiedere che fossero nomi seriamente rappresentativi e plurali», osserva l'ex ministro Valeria Fedeli.

La trattativa è ancora tutta aperta, e per ora l'unica certezza ufficiale sono i nomi di Lucia Annunziata e Antonio Decaro al Sud. «C'è tempo: la Direzione che vota le liste sarà a metà aprile», dicono al Nazareno. «Spero si trovi una composizione», si augura la bonacciniana Simona Malpezzi, «ma se metti capolista solo personalità civiche esterne al Pd è come dire di non avere una classe dirigente all'altezza. Il meccanismo con il civico capolista e Schlein candidata, mette a rischio soprattutto le donne».

Intanto, a creare qualche seria preoccupazione per il Pd, è l'operazione che Matteo Renzi sta cucinando con +Europa di Emma Bonino e Riccardo Magi. «Se l'accordo regge e fanno la lista Stati Uniti d'Europa possono avere un forte appeal per un settore del nostro elettorato cui non piace la svolta movimentista di Schlein, rubandoci un paio di punti», osserva un dirigente. Renzi è ancor più trionfalista: «I sondaggi che abbiamo commissionato ci danno tra il 6 e l'8%, se anche fosse solo il 5% avremmo almeno 5 parlamentari, tolti a Lega, Pd, Fi etc.

E ricordo che la volta scorsa Ursula von der Leyen venne eletta per appena 9 voti: potremmo essere decisivi». Il messaggio è rivolto anche all'eterno avversario Carlo Calenda. Che ribatte bellicoso: «Con Renzi mai, ho già dato».

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