L'Italia convince gli Usa: G7 pro-Kiev

Telefonata Meloni-Trump. Il ministro Giorgetti: "Posizione comune grazie a noi"

L'Italia convince gli Usa: G7 pro-Kiev
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Il capitolo sanzioni continua a essere un'arma efficace contro la Russia (e la Bielorussia sua vassalla) nell'ambito del contrasto alla sua azione bellica contro l'Ucraina. Ne sono certamente convinti a Bruxelles, dove recentemente è stato approvato un corposo «pacchetto», il diciassettesimo di una lunga serie, che ha messo nel mirino la flotta ombra di petroliere, che permette l'export di greggio russo, e numerosi soggetti russi legati al potente complesso militare-industriale nonché al mondo della magistratura che perseguita l'opposizione politica alla dittatura putiniana. Ieri l'Europarlamento ha votato a larghissima maggioranza (411 sì, 100 no e 78 astensioni) in favore di un'ulteriore misura proposta dalla Commissione Europea: l'incremento del 50% dei dazi Ue su prodotti agricoli russi e bielorussi non ancora soggetti a dazi doganali aggiuntivi. Tra i beni colpiti figurano farina, mangimi, zuccheri e aceto. È previsto un ulteriore dazio del 6,5% sui fertilizzanti importati da Russia e Bielorussia, al quale nel biennio 2025-26 si aggiungerà una tassa di 40-45 euro per tonnellata, destinata a impennarsi fino a 430 euro a tonnellata entro il 2028. La reazione russa è stata molto critica: l'Europa in tal modo, secondo il Cremlino, danneggerebbe se stessa pur di colpire la Russia. È però chiaro che tra gli europei prevale la consapevolezza che Mosca, più che partner commerciale, debba essere considerata minaccia militare. Così il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il cui partito cristiano-democratico come Forza Italia appartiene al gruppo dei Popolari europei, ha ribadito nella capitale lituana Vilnius che da tale minaccia è necessario difendersi: «Potete fidarvi della Germania ha detto Merz -, siamo pronti a difendere tutto il territorio della Nato».

Interessante notare come, anche stavolta, le forze politiche italiane a Bruxelles si siano divise sulle sanzioni a Mosca. In particolare, quelle della maggioranza di governo: Forza Italia ha votato a favore (come il Pd), la Lega contro, e Fratelli d'Italia si è astenuta affermando che sia giusto continuare a premere su Mosca, ma si debba cercare di salvaguardare le imprese europee.

Dagli Stati Uniti continuano ad arrivare messaggi contrastanti. Con fatica è stata approvata una dichiarazione comune dei ministri delle Finanze del G7 in sostegno della difesa dell'Ucraina, dopo che la delegazione Usa l'aveva tenuta in stand-by perché il presidente Trump non voleva includere nel testo «ulteriore sostegno all'Ucraina» e nemmeno definire «illegale» l'invasione russa. «Una vittoria per l'Italia che ha lavorato per una posizione comune - ha spiegato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - e affinché chiunque abbia fatto affari o favorito la Russia non entri nella ricostruzione dell'Ucraina». La premier Giorgia Meloni ribadisce: «Siamo costantemente in contatto con diversi leader a livello europeo e americano» e annuncia: «Ho sentito qualche ora fa Trump l'ultima volta, lavoriamo per avviare un nuovo turno di negoziati».

A Washington, però, ben 81 senatori Usa su 100 hanno votato una mozione bipartisan di inasprimento delle sanzioni alla Russia, per impedirle di guadagnare tempo invece di lavorare per la pace: «Apprezzo gli sforzi di Trump per trovare una soluzione ha detto il senatore

repubblicano Lindsay Graham - ma penso che Zelensky sia disposto a concessioni, mentre Putin sembra voler parlare più che agire. È ora di aumentare il costo di questa guerra per Putin». Un messaggio a Trump di insolita chiarezza.

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