L'Italia delle culle vuote: siamo 116mila in meno. Così il Paese si estingue

È il ricambio naturale più basso in oltre un secolo. Mattarella: "Problema per tutti noi"

L'Italia delle culle vuote: siamo 116mila in meno. Così il Paese si estingue

Culle vuote. Mai come prima, come non succedeva dal 1918 l'anno in cui l'Italia concludeva la sua Prima guerra mondiale. Gli italiani continuano a diminuire: al primo gennaio di quest'anno i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila, 116 mila in meno rispetto allo scorso anno. Una fotografia con sfumature diverse, di un'Italia che cresce di più al Nord e si spopola al Sud. Nel 2019 il «ricambio naturale» è sceso a -212mila unità. Un dato che preoccupa anche il Capo dello Stato Mattarella, «le famiglie sono il tessuto connettivo dell'Italia».

Effetto di un Mezzogiorno che arranca e fatica, anche se resta l'area più giovane del Paese, che si sposta ancora e da sempre al Nord per trovare lavoro, che fa le valigie per studiare, per avere più opzioni perchè «giù» è sempre comunque meno di «su». Nel Nord Italia crescono con un buon ritmo Bolzano (5 per mille), Trento (3,6 per mille), la Lombardia e l'Emilia Romagna. Tra le Regioni del Centro quella con il tasso inferiore di perdita è la Toscana. A determinare il calo della popolazione sono le nascite, decisamente inferiori ai decessi: sono 435 mila contro 647 mila. Si tratta, sottolinea l'Istat, «del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918». La differenza è infatti di 212 mila unità: per ogni 100 persone che muoiono in Italia dunque ne nascono solo 67, dieci anni fa erano 96. L'età media degli italiani si alza a 45,7 anni.

Una popolazione in calo senza poter invertire la rotta: da cinque anni di seguito, nonostante il saldo migratorio con l'estero risulti ancora positivo. E calano anche gli ingressi di stranieri in Italia: l'anno scorso sono stati 25 mila in meno rispetto al 2018 e 34 mila in meno sul 2017. La quota di popolazione straniera sul totale è dell'8,9%. La Regione dove è più alta l'incidenza degli stranieri è l'Emilia Romagna, con un tasso del 12,6%, seguita dalla Lombardia (1,2%) e dal Lazio (11,7%).

L'Istat snocciola numeri che rendono evidente quello che la politica non sa fare: aiutare le famiglie, le donne soprattutto: resta costante il numero dei figli per donna che rimane costante, 1,29, ma diminuiscono le donne in età fertile. E dunque a incidere sul calo non è la decisione delle donne di mettere al mondo meno figli, ma il calo del numero delle donne in età fertile (cioè di età compresa tra i 15 e i 49 anni): si sono ridotte infatti di 180 mila unità. Si alza l'età del parto: la media è di 32,1 anni. Un paese di madri non più giovanissime, che arrivano alla scelta in modo sofferto, pensato e soppesato. Una scelta che apre a innumerevoli incognite, in un paese dove le aziende sbarrano le carriere alle madri, non parliamo poi delle neo mamme. Un miracolo tenere il proprio posto di lavoro, sperare in un miglioramento, un salto di carriera con dei pargoli a casa ha la stessa incidenza di un miracolo. Un sistema vecchio e ottuso, consegnato immutato da una generazione all'altra. Senza evoluzione. Sorpassati dagli altri paesi dell'Unione Europea. L'Italia è un Paese dove le donne ultraquarantenni fanno più figli delle giovani sotto i vent'anni, e quasi non esiste più il divario con la fascia 20-24 anni. Impensabile in realtà come la Germania o la Francia dove le politiche di sostegno alle famiglie incoraggiano la nascita del terzo figlio con concreti e corposi aiuti e sgravi. L'Italia invece resta al palo, aggrappata, nella migliore delle ipotesi all'aiuto dei nonni, eterni ammortizzatori sociali. E non è un caso se il numero di figli per donna diventa 1,36, con un primato della provincia di Bolzano di 1,69, seguito poi da Trento (1,43). Seguono ancora una volta Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Nel Nord Italia si vive anche più a lungo: in generale, la speranza di vita alla nascita in Italia si è allungata di un mese, passando a quasi 81 anni per gli uomini e 85,3 per le donne.

Il calo delle nascite resta preoccupante. «È un problema che riguarda l'esistenza del Paese. Bisogna fare di tutto per contrastare il fenomeno». Parole che aspettano di essere messe in pratica.

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