Roma - «La riforma del lavoro c'è: ora dobbiamo attuarla per ridurre il numero di disoccupati e favorire la crescita delle imprese e per raggiungere questi obiettivi abbiamo l'Anpal». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, per celebrare il primo maggio e la discesa del tasso disoccupazione ai minimi da 4 anni (ma sempre all'11,2%), ha enfatizzato la nascita della nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, Anpal appunto.
E venerdì sera il Consiglio dei ministri ha compiuto un passo che potrebbe sembrare decisivo emanando il decreto che contiene lo statuto del nuovo ente. Potrebbe ma purtroppo non è. L'Anpal, che sarebbe già dovuta partire l'anno scorso, ha un presidente, il giuslavorista della Bocconi Maurizio Dal Conte, e, tra l'altro, uno statuto che prevede un consiglio di amministrazione, un consiglio di vigilanza, un direttore generale e sette dirigenti per ciascuna area. Manca l'ultimo decreto, quello che stabilisce le risorse e il personale da assegnare alla nuova istituzione. Anche se da quanto trapelato, le saranno assegnati i dipendenti del ministero del Lavoro, dell'Isfol e di Italia Lavoro che si occupano di formazione e collocamento delle risorse. Buio fitto sui costi: anche se Anpal assorbirà le dotazioni delle altre agenzie governative dovrebbe farsi carico solo parzialmente dei 700 milioni di spesa per i centri per l'impiego regionali.
L'Anpal, che ha il ruolo fondamentale di erogare gli assegni di ricollocazione previsti dal Jobs Act (una dote per facilitare il reinserimento sul mercato dei disoccupati), è nata monca perché sul territorio tutto il potere è delle Regioni con i loro centri per l'impiego come vuole il Titolo V della Costituzione. «Parlare di politiche attive dopo anni in cui si è pensato solo alla gestione degli ammortizzatori sociali è positivo anche se si poteva fare meglio», commenta Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro. «È mancata però la riforma della Costituzione», aggiunge ricordando che «in materia di tirocini, apprendistati e collocamento abbiamo una giungla di norme regionali». Un lavoratore della provincia di Rieti che vive al confine tra Perugia e L'Aquila, osserva, «si confronta con una selva di norme diverse».
C'è l'agenzia, c'è il presidente, c'è lo statuto, ci sarà il personale (395 unità), ma la possibilità di incidere (anche selezionando esperti di politiche attive piuttosto che dipendenti del ministero) sarà minima. Il rischio che l'Anpal diventi l'ennesimo carrozzone di Stato è elevatissimo. Lo ha dichiarato lo stesso Del Conte: «L'Anpal ha funzione di regia ed è nulla se i soggetti della rete non cooperano».
Potrebbe essere l'ennesima occasione sprecata. Di questa agenzia, in effetti, ci sarebbe bisogno per coordinare la formazione professionale con le richieste delle imprese.
Come ha osservato la Cgia di Mestre «l'Italia continua a registrare dei ritardi occupazionali molto preoccupanti: tra i 28 Paesi dell'Ue solo Croazia (55,8%) e Grecia (50,8%) presentano un tasso di occupazione più basso del nostro (56,3%). Renzi e Poletti oggi faranno finta di niente.
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