L'Italia è spaccata in tre: blindate altre 6 province. La Lombardia resta chiusa

Sino all'8 marzo niente scuola pure in Friuli Concorsi sospesi tranne quelli per i medici

L'Italia è spaccata in tre: blindate altre 6 province. La Lombardia resta chiusa

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vara il decreto che rimodula blocchi e stop delle attività nelle Regioni colpite dell'emergenza Coronavirus. Ma subito litiga con i sindaci. La norma al centro dello scontro è quella relativa all'inefficacia delle ordinanze di singoli primi cittadini in tema di contenimento di coronavirus. Immediata la replica del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi: «È una grave violazione».

Il decreto, entrato in vigore alla mezzanotte di ieri, introduce un pacchetto di misure (valide fino all'8 marzo) per contenere l'espansione del contagio ma anche per riportare gradualmente alla normalità le zone rosse. Nella nuova versione del decreto le misure urgenti si estendono anche a sei Province: Pesaro-Urbino, Savona, Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona. La provincia di Piacenza avrà misure più stringenti rispetto al resto dell'Emilia-Romagna per contenere il propagarsi del Coronavirus.

Il decreto divide l'Italia in tre zone: rossa, gialla e territorio nazionale. Si parte della scuola. Per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le regioni più colpite, è confermata la chiusura delle scuole fino all'8 marzo. Anche il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto dal governo lo stop di scuole e università regionali per un'altra settimana. Attività scolastiche sospese fino all'8 marzo anche nella provincia di Pesaro Urbino. In Piemonte le scuole riaprono da mercoledì, dopo due giorni di «igienizzazione». Riapertura anche in Liguria, tranne che nella provincia di Savona. Il decreto prevede poi misure valide sull'intero territorio nazionale, fra queste la sospensione dei viaggi d'istruzione. Stop ai concorsi, tranne a quelli per personale sanitario. Nel decreto arriva il via libera per gli esami di abilitazione dei medici.

Nella zona gialla, in bar, ristoranti, pub, negozi, cinema, musei, chiese o altri luoghi di culto, l'apertura sarà «condizionata» all'adozione di misure che evitino assembramenti di persone. Inoltre, in questi stessi luoghi, bisognerà garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare il cosiddetto «droplet», ovvero la distanza di almeno un metro tra le persone. Le misure riguardano le province di Bergamo, Lodi, Piacenza, Cremona e nelle città di Savona e Pesaro-Urbino. Nella sola Regione Lombardia e nella provincia di Piacenza saranno sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri culturali e ricreativi. Nelle province di Bergamo, Lodi, Piacenza, Cremona è prevista anche la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati, ad esclusione dei punti vendita di generi alimentari e degli esercizi commerciali e delle attività artigianali di vendita di prodotti alimentari in misura prevalente, nonché delle farmacie e delle parafarmacie. Le attività nei comprensori sciistici nelle zone più colpite dal coronavirus resteranno aperte, ma a condizione che il gestore provveda a limitare l'accesso agli impianti di trasporto - funicolari, funivie o cabinovie - con una presenza massima di persone pari ad un terzo della capienza. Nelle tre Regioni (Emilia-Romagna-Lombardia-Veneto) più coinvolte riaprono (in parte) solo i musei, le biblioteche e i complessi monumentali.

Ai musei si potrà entrare, ma gli accessi saranno contingentati. Confermata invece la sospensione di manifestazioni pubbliche e private, fiere, sagre. Chiusi anche teatri e cinema. Negli ospedali sarà ammesso un solo visitatore per paziente al giorno.

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