Roma«L'Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione per fermare l'avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste». Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha ribadito ieri, in un'intervista al Messaggero , l'orientamento strategico del governo italiano sulla crisi libica, già esternato dal premier Matteo Renzi sempre a mezzo stampa.
Se l'Onu darà l'ok a un'operazione di peacekeeping , il contingente inviato sarà sostanzioso. «Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un Paese come la Libia, in cui il rischio è molto più preoccupante, la nostra missione può essere significativa, anche numericamente». Trovare le risorse non sarà facile, considerato che lo Stato non ha molte risorse e le truppe dislocate in Afghanistan già costano circa un miliardo di euro all'anno.
Piena disponibilità è stata espressa dal presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che ha tenuto separata la questione della minaccia Isis all'Italia dal ruolo di leader dell'opposizione. «Accogliamo con favore l'intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro Paese deve avere nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente», ha dichiarato aggiungendo che «Forza Italia è pronta a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte». I problemi odierni sono frutto delle «scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati», ha ricordato l'ex premier costretto - suo malgrado - ad appoggiare l'azione anti-Gheddafi. Il Cavaliere ha, però, auspicato che «l'esecutivo voglia al più presto coinvolgere il Parlamento tutto».
La sottolineatura di Berlusconi non è pleonastica. Come detto, il governo Renzi ha utilizzato i media per render note le proprie intenzioni, scavalcando il Parlamento cui la Costituzione assegna la responsabilità di una simile scelta. È toccato, perciò, al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni (minacciato nei giorni scorsi dai terroristi islamici) annunciare che «il peggioramento della situazione richiede un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità, secondo linee che il governo discuterà in Parlamento a partire dal prossimo giovedì 19 febbraio». Parole giunte dopo che il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, aveva sollecitato l'esecutivo. «Pinotti e Renzi indicano la guerra di terra in Libia senza avere avuto il mandato. Sono dei pazzi: devono venire in Parlamento», ha detto. Circostanza rilevata pure dal vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Fi): «Il governo non può assumere decisioni rilevanti fuori da un contesto democratico. Nulla può essere deciso fuori dal Parlamento. Pinotti sta andando fuori dalle righe».
Vista la gravità della situazione, tutte le forze politiche hanno dato pieno sostegno alla richiesta di intervento dell'Onu. Persino Sel, pur con qualche distinguo, e con l'eccezione di M5S la cui linea è «la guerra genera altra guerra». Da rilevare la posizione del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, preoccupato dalle potenziali infiltrazioni terroristiche tra i migranti.
«Credo si debba sospendere qualsiasi operazione di autoinvasione e quindi ogni nuovo barcone va soccorso e aiutato, ma nessuno va fatto sbarcare», ha dichiarato.È la distanza che separa Tripoli, capitale della Libia, e Lampedusa primo approdo italiano
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