Lite con il fisco: il Codacons a rischio chiusura

L'associazione, colpita dal pignoramento di 300mila euro, si appella al governo: «Salvateci»

Lite con il fisco: il Codacons a rischio chiusura

Domenico Di Sanzo

Il Codacons rischia la chiusura dopo 30 anni di attività. L'Associazione dei consumatori, attualmente guidata da Carlo Rienzi, è al centro di un contenzioso con l'Agenzia delle Entrate, che ha disposto un pignoramento di beni per un valore di 300.000 euro, con conseguente blocco di tutte le risorse e lo spettro del fallimento e della chiusura delle sedi sul territorio. L'associazione, in una lettera inviata al premier, Giuseppe Conte, e al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ricorda di aver avviato, nell'ultimo anno, «circa 300 ricorsi nei tribunali di tutta Italia tesi ad affermare i diritti dei cittadini, azioni che ora, a causa del pignoramento dei beni dell'associazione, dovranno essere interrotte».

La questione ruota intorno al contributo unificato che, secondo l'Agenzia delle Entrate, il Codacons sarebbe tenuto a versare allo Stato per l'iscrizione a ruolo delle cause civili e amministrative. L'associazione ritiene sia «un'interpretazione totalmente errata della norma», perché come Onlus non dovrebbe pagare la tassa sugli atti legali. Attacca il Codacons: «Se Tria non spiegherà in modo chiaro all'agenzia delle Entrate che il contributo unificato non si può applicare alle Onlus, dal prossimo settembre la più importante organizzazione dei consumatori italiana sarà costretta a chiudere progressivamente tutte le proprie sedi fino ad arrivare a portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento». Il presidente Rienzi chiede l'intervento del ministro Tria per «salvare il Codacons dall'estinzione» e ha proposto di inserire, come emendamento nella prossima legge di bilancio, «una norma interpretativa da parte del governo». Prosegue Rienzi: «La lobby del gioco d'azzardo, quella degli autotrasportatori ma anche gli amministratori locali, da noi tenuti sotto controllo, staranno festeggiando».

Poi la conclusione: «Noi rappresentiamo una spina nel fianco per molti, anche per il governo, ma l'esecutivo deve trovare il coraggio di capire che eliminare una spina significa anche eliminare diritti per i cittadini».

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