Coronavirus

Lombardia conferma: "Morti 0". Giorni cruciali per contagi e Rt

I prossimi numeri decideranno la mobilità fra regioni. Gli esperti: "Valutare qualità dei casi, non solo le cifre"

Lombardia conferma: "Morti 0". Giorni cruciali per contagi e Rt

C'è chi ha tirato un sospiro di sollievo, chi ha storto il naso in segno di scetticismo. È da domenica che ci si arrovella sul giallo dei morti 0 in Lombardia per Covid. Tradotto: domenica è stato il primo giorno in cui ufficialmente dal 21 febbraio non è stato comunicato nessun morto per coronavirus. «Ciò che mi rasserena è il numero dei nuovi contagiati che sta diminuendo, quello degli zero decessi, che è comunque un dato ufficiale, andrà preso con le pinze perché la domenica è un giorno in cui i dati a volte arrivano in ritardo - ha spiegato ieri il governatore lùmbard Attilio Fontana ai microfoni di Rtl 102,5 -. È sicuramente molto positivo come dato ma non illudiamoci che sia finita». Ieri i decessi sono stati 34.

Cos'è successo? Dal Comune di Milano spiegano che la procedura per la comunicazione delle morti all'anagrafe segue iter diversi a seconda del luogo del decesso. Se avviene in casa i famigliari lo comunicano al medico di base che compila il questionario Istat. La denuncia di morte viene girata dal Comune all'Ats che invia, entro 30 ore, un medico necroscopo per l'accertamento. Se avviene in ospedale, invece, è lo stesso nosocomio che si deve occupare di tutti i passaggi. Il medico ha 24 ore per la denuncia e l'accertamento della morte, ma solo dopo che è stato stabilito il funerale, i documenti arrivano all'anagrafe. Quindi ci vogliono 7-10 giorni perché un decesso in ospedale venga comunicato al comune di riferimento. Se il numero dei decessi è importante, è ancora più importante leggere tra le righe del numero dei contagi, soprattutto in questi giorni. Sarà sulla base dei nuovi casi che venerdì, nel report settimanale dell'Istituto superiore di sanità, si dirà come scrivere il decreto del 3 giugno. Autorizzando o meno gli spostamenti tra una regione e l'altra. La Lombardia rischia grosso, soprattutto dopo la movida di questo ultimo fine settimana. La confusione sui parametri per decidere è parecchia. Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia è cauto: «In base ai contagi, non è detto che ci sia il blocco, ma potrebbe diventare inevitabile prendere tutto il tempo che serve». Più ottimista il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri: «Se dovessi basarmi sui report della scorsa settimana direi che tutte le regioni hanno dati in netto miglioramento. Non vedo perchè non dovrebbe essere consentita la mobilità tra regioni».

Staremo a vedere. Quello che, secondo gli epidemiologi, è importante è saper leggere la qualità (e non solo la quantità) dei numeri: «Per poter decidere cosa fare - spiega Antonio Clavenna, farmacoepidemiologo dell'istituto Mario Negri - dobbiamo capire anche dove sono avvenuti i contagi e quando. Ad esempio, ci sono stati casi nuovi nelle Rsa ma sarebbe sbagliato pensare che quel numero si riferisca alla popolazione in generale, dobbiamo circoscrivere le situazioni per capire realmente cosa sta accadendo».

«Consideriamo anche - spiega il virologo Fabrizio Pregliasco - l'aumento dei tamponi e il trend, non i dati giornalieri. Spesso si accumulano dati che andrebbero invece spalmati in più giorni. Comunque per avere un quadro il più possibile preciso, prenderemo in considerazione l'indice Rt». Il valore (che in Lombardia è a 0,51 in base all'ultima rilevazione) sintetizza 21 indicatori: oltre al numero dei nuovi contagi, tiene in considerazione la capacità di ogni singola regione di fare diagnosi, di diffondere mascherine e guanti. E poi riassume anche la capacità ricettiva del sistema sanitario e delle terapie intensive.

Seppur mutevole, sarà uno dei parametri fondamentali per decidere il liberi tutti o isolare la Lombardia.

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