Chi se la mette e chi se la toglie. La mascherina diventa parte dell'abbigliamento in alcune regioni. Aveva cominciato, al solito, il Veneto rendendo obbligatori i dispositivi di protezione nei supermercati; da ieri fa sul serio la Lombardia che impone, pena una sanzione da 400 euro, la protezione della bocca e del naso. Ora arriva la Toscana che si mette sulla stessa strada: obbligo di copertura del volto per chi esce di casa. Tutto molto complicato, tutto molto difficile per non dire bizantino, nel Paese in cui il capo della Protezione civile Angelo Borrelli insiste con un surreale messaggio antiproibizionista: «Io non me la metto perché rispetto la distanza». Giù la maschera.
Parole devastanti che a Palazzo Lombardia, sede della giunta Fontana, trovano un solo, affilato commento: «Dire queste cose è da incoscienti». E Fabrizio Sala, il vice di Fontana, usa un'immagine altrettanto ruvida: «Borrelli se viene qua si copre naso e bocca».
A Roma c'é un'altra filosofia, ma a Milano, epicentro del contagio, non scherzano: 400 euro di multa a chi sgarra. Ma, con il pragmatismo che è nel Dna di questa comunità, sagomano l'ordinanza sulla realtà concreta: visto che le mascherine sono quasi introvabili, allora è possibile ripararsi anche con sciarpe e foulard, come hanno fatto a New York: «Le mascherine risolvono il problema al 100 per cento - ribadisce Attilio Fontana - i foulard al 30-40 per cento. Ma piuttosto che niente meglio piuttosto». Il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi e virologo di fama, gli dà due volte ragione: «In Lombardia per precauzione dovremmo considerarci tutti positivi a Covid 19. E poi la mascherina accentua il messaggio del distanziamento sociale, importante per non far tornare il virus a correre».
Tutti allineati, anche il sindaco di Milano Beppe Sala, pur con qualche riserva: «È un po' disorientante questa ordinanza, se il capo della Protezione civile Borrelli dice che non la metterà. Ma le ordinanze vanno rispettate e quindi vi dico applichiamola: certo che chi è responsabile deve fornire le mascherine e regolamentare il prezzo nelle farmacie». Fontana non si lascia sorprendere dalle critiche e rilancia prontamente: «Lo sappiamo benissimo che le mascherine sono poche ma informo tutti che da domani ne distribuiremo tre milioni».
Così, sotto l'ennesimo diluvio, Borrelli si corregge: «Sono stato nuovamente frainteso. Le mascherine sono importantissime e l'ordinanza va rispettata». Meglio tardi che mai. La Lombardia ha acquistato più di 17milioni di mascherine, più di 1 milione tra tute e camici da ospedale, 643mila visiere.
Insomma, si procede come si può. Con quello che passa e non passa il convento, a macchia di leopardo, con iniziative non coordinate da Nord a Sud.
Dopo la Lombardia e (in parte) il Veneto, anche la Toscana sposa la linea dell'intransigenza. Ma invece di imitare la creatività lombarda, un po' figlia della tradizione delle maschere della Commedia dell'arte, Arlecchino in testa, prova a mandare a braccetto rigore ed efficienza: «Abbiamo recuperato 10 milioni di mascherine - spiega il governatore Enrico Rossi - e abbiamo avviato la distribuzione dei pezzi.
Quindi l'ordinanza diventerà
esecutiva non in modo uniforme, ma comune per comune quando ciascuno avrà completato la consegna a domicilio».Così Firenze, ma non Roma. Il Paese dei Guelfi e dei Ghibellini continua a dividersi anche ai tempi del Coronavirus.
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