L'ombra delle elezioni a maggio sul Colle. Mattarella: "È Gentiloni a decidere"

Voci di un accordo tra Mattarella e Pd per spostare il voto a maggio. Il centrodestra insorge. E il Colle si chiama fuori: "Decide Gentiloni se arrivare a scadenza naturale"

L'ombra delle elezioni a maggio sul Colle. Mattarella: "È Gentiloni a decidere"

"Pura fantasia". Con una frase secca, fonti del Quirinale liquidano le voci secondo cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si sarebbe accordato con esponenti di partito per sciogliere le Camere a marzo. Già prima delle elezioni regionali in Sicilia il Pd, che sentiva aria di sconfitta, aveva ventilato l'ipotesi di posticipare il voto. Dopo la Caporetto di domenica scorsa, i vertici del Nazareno sono sempre più propensi nell'auspicare che il voto arrivi il più tardi possibile in modo da permettere a Matteo Renzi di riprendersi un po'. Un'eventualità che già fa infuriare il centrodestra e che, stando a fonti vicine al Colle, non troverebbe d'accordo nemmeno Mattarella.

Il parlamento si è insediato il 15 marzo 2013. Secondo il Corriere della Sera, Mattarella avrebbe inizialmente previsto di sciogliere le Camere "subito dopo la sessione di Bilancio, cioè tra Natale e l'Epifania". Da prassi il capo dello Stato può anticipare di qualche settimana il congedo delle Camere oppure potrebbe concedere qualche mese in più e indire le elezioni a maggio. "Mattarella sciolga le Camere prima possibile, sentendo gli umori del paese - ha messo in guardia Matteo Salvini - il governo Gentiloni Renzi non conta nulla". Per il leader della Lega Nord, prima si vota meglio è: "Il nostro obiettivo è quello di essere il primo partito del centrodestra anche al Sud". Anche Giorgia Meloni ha rivolto con decisione un ultimatum al Colle. "Mattarella smentisca categoricamente il tentativo di voler tenere in sella il governo abusivo oltre la fine naturale a marzo", ha dichiarato la leader di Fratelli d'Italia per cui sarebbe "un atto di arroganza inaudito, una scelta indegna di una democrazia evoluta".

In ambienti del Quirinale, però, è stata liquidata l'ipotesi di un avallo da parte di Mattarella a un percorso che porti la legislatura a scadenza naturale con lo svolgimento di elezioni a maggio. "Il capo dello Stato - è la linea ribadita più volte - è chiamato a svolgere una funzione notarile e solo nel momento in cui governo e maggioranza dichiarassero di aver esaurito il loro compito, si porrebbe il tema della conclusione della legislatura e quindi dell'eventuale scioglimento anticipato di qualche settimana delle Camere e dello svolgimento delle elezioni". In altri termini, fanno sapere dal Colle, "dopo l'approvazione della legge di Bilancio, che in questa fase rimane l'impegno prioritario, se il presidente del Consiglio, a fine anno, riterrà di presentarsi dimissionario, a quel punto si andrà ad elezioni, con molta probabilità a marzo".

Se invece il premier Paolo Gentiloni e la maggioranza che lo sostiene riterranno di avere margini per poter proseguire la loro azione, allora la legislatura potrà arrivare alla scadenza naturale, il 14 marzo, e le elezioni a quel punto si terranno a maggio. "Ma - fanno sapere - si tratta di scelte che riguardano le dinamiche politico-parlamentari, rispetto alle quali il presidente della Repubblica non ha e non intende avere voce in capitolo".

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