Boris Johnson ha ieri ricevuto l'investitura ufficiale a leader del partito conservatore inglese e oggi sarà nominato primo ministro dalla regina Elisabetta. Come ampiamente previsto Johnson ha prevalso sullo sfidante Jeremy Hunt, l'attuale ministro degli Esteri. Quello che sorprende è la proporzione della vittoria dell'ex sindaco di Londra che si è assicurato il 66% delle preferenze degli iscritti al partito conservatore, ben al di sopra del 60% considerato lo spartiacque tra successo e trionfo.
«Portare a termine la Brexit, unire il Paese e sconfiggere Jeremy Corbyn - ha dichiarato Johnson poco dopo l'annuncio della sua vittoria, riprendendo il suo mantra elettorale - questo è quello che andremo a fare». Nel discorso di insediamento ha ringraziato lo sfidante, che farà' probabilmente parte della sua squadra di governo, ha reso omaggio a Theresa May per il «servizio straordinario reso al partito e al Paese», ha parlato di energizzare un partito esausto e diviso dalla questione Brexit. Un paio di guizzanti facezie hanno fatto breccia tra i presenti, ricordando ancora una volta le brillanti capacità oratorie che hanno contribuito a renderlo così popolare. Johnson ha ricevuto non solo la promessa di fedeltà di Theresa May ma anche le congratulazioni di Donald Trump («Farà un buon lavoro, sarà eccezionale») e di Angela Merkel, che ha auspicato una perdurante amicizia tra i due Paesi. Il capo negoziatore europeo Michel Barnier si è detto pronto a «lavorare in modo costruttivo» con il nuovo governo inglese per «facilitare la ratifica del trattato di uscita (del Regno Unito dall'Ue) e avere una Brexit ordinata». Un richiamo alla questione decisiva per il Paese, per il futuro politico del partito conservatore e dello stesso Johnson che ha promesso di completare il divorzio con Bruxelles entro la fine di ottobre. Una data che molti ritengono irrealistica.
La regina inviterà oggi il nuovo leader del partito di maggioranza a guidare il governo, non prima di aver accettato le dimissioni di Theresa May. Johnson nei prossimi giorni dovrà quindi annunciare la sua squadra, sulla quale da settimane a Westminster si stanno consumando le speranze e le illusioni di molte persone. La composizione del nuovo governo sarà cruciale per poter unire il partito e conquistare la fiducia della parte più europeista. In tal senso è stata salutata con favore la nomina di Mark Spencer a chief whip, cioé colui che deve agire (spesso dietro le quinte) per tener unita la maggioranza parlamentare che sostiene il governo. Spencer, annunciato ieri immediatamente dopo la vittoria di Johnson, è ritenuto una figura moderata che avrà il compito di tenere assieme le diverse anime del partito conservatore. Perché al di là dell'entusiasmo legato al nuovo governo, l'aritmetica parlamentare non è cambiata in questi mesi e non gioca a favore di Johnson.
A dimostrazione delle difficoltà che lo aspettano ieri si è dimesso il secondo sottosegretario in due giorni, per
protesta contro le posizioni del nuovo leader conservatore favorevole a un'uscita dall'Ue senza accordo. «La campagna è terminata - ha concluso Johnson nel suo discorso di accettazione il lavoro comincia». Ce ne sarà molto.
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