
«Hanno incitato alla violenza estremista e a gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi». Dopo continui avvertimenti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia hanno deciso di agire contro i due «falchi» del governo israeliano di Benjamin Netanyahu, considerati colpevoli di commenti «mostruosi» su Gaza e la Cisgiordania. Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale in Israele, e Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze, entrambi rappresentanti dell'ultradestra religiosa, sono i destinatari delle prime sanzioni ai danni di figure di vertice nell'esecutivo israeliano, sul modello di quelle decise contro i funzionari russi per la guerra in Ucraina. Sarà loro vietato l'ingresso nei Paesi in questione, i rapporti con qualsiasi istituzione finanziaria e imposto il congelamento degli asset.
All'origine della decisione, presa esprimendo piena solidarietà a Israele per gli attacchi del 7 ottobre, ci sono le frasi choc dei due ministri e il «fermo impegno» dei 5 Paesi occidentali per la soluzione a due Stati, minacciata «dalla violenza dei coloni estremisti e dall'espansione degli insediamenti». Dal gennaio dell'anno scorso all'aprile 2025 - spiega il Foreign Office - i coloni «hanno compiuto oltre 1.900 attacchi contro civili palestinesi». Smotrich si è pronunciato più volte contro l'invio di aiuti nella Striscia, affermando che non avrebbe permesso l'ingresso «nemmeno a un chicco di grano». Il ministro ha inoltre annunciato che «Gaza sarà completamente distrutta», i palestinesi «partiranno in gran numero verso Paesi terzi» e ha approvato l'espansione delle colonie in Cisgiordania. Ben Gvir ha dichiarato che «non c'è bisogno di portare aiuti a Gaza. Ne hanno abbastanza» e che riprendere la distribuzione è stata un «grave errore». Ha inoltre sostenuto che la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme andrebbe sostituita con una sinagoga e i palestinesi espulsi da Gaza. Ora spiega che le sanzioni non lo spaventano: «Continueremo ad agire per il mio Paese». Smotrich, come lui, si dice «determinato» a continuare a costruire insediamenti «nella nostra terra madre».
Contemporaneamente, ma sul fronte opposto, gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni nei confronti di cinque persone e altrettante organizzazioni di beneficenza fittizie che operano per dare sostegno finanziario ad Hamas. Tra queste, figura l'Associazione benefica «La Cupola d'Oro», basata in Italia e istituita da Mohammad Hannoun, già sanzionato dagli Usa in passato.
Il conflitto a Gaza non smette di impegnare e preoccupare le cancellerie internazionali. E alle tensioni contribuisce il caso dei 12 attivisti della Freedom Flottilla, fermati lunedì mentre tentavano di avvicinarsi a Gaza per consegnare aiuti umanitari. Greta Thunberg e altri tre compagni di battaglia sono stati espulsi e rimpatriati, i restanti 8 si sono rifiutati di firmare i documenti con cui accettavano di lasciare il Paese e sono ancora agli arresti in Israele. Le autorità hanno tentato di mostrare loro i video del 7 ottobre ma gli attivisti si sono rifiutati. Prima dell'arrivo in Svezia, di scalo a Parigi, Greta ha riportato la sua versione dei fatti: «In acque internazionali siamo stati illegalmente attaccati e rapiti e portati contro la nostra volontà in Israele, dove siamo stati arrestati. Alcuni di noi sono stati rimpatriati, altri sono ancora lì».
Nonostante il tentativo della Flotilla di portare aiuti alimentari a Gaza, nonostante la richiesta di Donald Trump, di mettere fine al conflitto nella telefonata a Netanyahu lunedì, nonostante l'ingresso di 62 camion ieri, nella Striscia si muore per le bombe e la scarsità del cibo.
Almeno 60 palestinesi sono stati uccisi ieri nei raid dell'Idf e circa 20 nei pressi del centro di aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, a Rafah. «Uno sterminio», secondo la Commissione d'inchiesta internazionale indipendente dell'Onu sui Territori palestinesi occupati. L'Unicef racconta la storia di Osama, 5 anni: pesa 5 chili dopo mesi di malnutrizione.