Londra punta sul supertest per valutare 4 diverse cure

Uno studio clinico condotto in 130 ospedali e su 2.700 infetti. I risultati tra poche settimane

Londra punta sul supertest per valutare 4 diverse cure

Londra. È stato chiamato Recovery, guarigione, un acronimo formato dalle parole inglesi per «valutazione randomica delle terapie per il Covid-19». Secondo il Financial Times è attualmente lo studio clinico più ampio a livello mondiale per analizzare l'efficacia che medicine, o cocktail di medicine, già disponibili sul mercato hanno nel contrasto al coronavirus. Il suo coordinatore è Peter Horby, professore di malattie infettive emergenti e salute globale all'università di Oxford, secondo il quale nessun altro studio clinico si è mai sviluppato così velocemente e su così larga scala. Ad oggi già 2700 persone infette da coronavirus hanno accettato di prendervi parte e il numero è destinato a crescere nei prossimi giorni.

Lo studio clinico, che viene condotto in 130 ospedali del servizio sanitario inglese, ha al momento l'obiettivo di valutare l'efficacia di 4 trattamenti contro il CV19: il mix di farmaci lopinavir-ritonavir, già utilizzato nelle terapie per l'HIV; l'idrossiclorochina, un farmaco antimalarico impiegato anche in campo reumatologico, la cui domanda si è impennata in queste settimane mettendo in difficoltà i pazienti tradizionali non affetti da CV19; il desametasone, uno steroide utilizzato come antinfiammatorio; l'azitromicina, un antibiotico usato anche contro le infezioni delle vie respiratorie. Recovery sarà inoltre modulabile e potrà sperimentare nuovi trattamenti e farmaci, adeguandosi alle necessità e ai progressi della ricerca scientifica sul CV19. Quelli citati sono farmaci segnalati anche dall'Agenzia Italiana del Farmaco come utilizzabili per il trattamento del coronavirus, alcuni sono oggetto di trial medici anche in Italia. L'eccezionalità dello studio clinico del professor Horby è costituita dal numero dei soggetti coinvolti. Horby aveva già partecipato a iniziative simili condotte in Cina all'inizio della pandemia ma il ridotto numero di pazienti disponibili, anche per l'efficacia delle misure di contenimento messe in campo da Pechino, aveva vanificato gli sforzi. La diffusione della malattia nel Regno Unito e l'ampia adesione dei contagiati rappresentano invece condizioni più favorevoli per lo studio. Ogni paziente viene assegnato in modo casuale a uno dei trattamenti da verificare che viene erogato in aggiunta alle cure mediche standard. Un ulteriore gruppo di pazienti riceve infine solo le cure standard e costituisce il termine di paragone rispetto al quale si valuteranno gli effetti dei trattamenti sperimentali. Considerando che un vaccino non sarà disponibile prima di molti mesi, nel migliore dei casi, testare l'efficacia di farmaci già in commercio è fondamentale. Lo ha riconosciuto anche il governo inglese che da subito ha messo al centro della strategia anti-pandemica la ricerca scientifica e ha finanziato lo studio di Horby con oltre 2 milioni di sterline. I primi risultati sono attesi fra poche settimane.

Anche ieri i morti da coronavirus nel Paese sono stati oltre 900 (917), 63 in meno del giorno prima, con il totale dei decessi salito a 9875. Un numero che sottostima la realtà perché i dati delle vittime al di fuori degli ospedali vengono contabilizzati con giorni di ritardo. Il totale dei positivi (a sabato) è di 78.991 persone, una progressione che pone il Paese su una traiettoria italiana.

Una situazione preoccupante che secondo analisi governative rischia di essere aggravata dagli effetti collaterali che il blocco del Paese sta avendo sulla salute delle persone e sulla situazione economica delle fasce più deboli della popolazione.

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