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Londra al voto: la guerra degli spot

Johnson usa il film di Natale preferito dagli inglesi, Corbyn ride dei suoi «hater»

Londra al voto: la guerra degli spot

Ultime battute di campagna elettorale a colpi di spot a effetto, ironia british, inevitabili polemiche e parodie sui social network. Sono diventati virali in poche ore i video dei due principali sfidanti in corsa per l'elezione più importante del Dopoguerra nel Regno Unito. Domani, giovedì 12 dicembre, 46 milioni di inglesi non sceglieranno solamente il nuovo primo ministro dopo 9 anni di dominio conservatore, ma si troveranno anche di fronte alla scelta epocale sul se e come lasciare l'Unione europea. A causa della Brexit, è la terza volta in quattro anni che si vota - un'assoluta novità per la Gran Bretagna - ed è la prima volta dal 1923 che la chiamata anticipata alle urne arriva nel mese di dicembre. Con un colpo da maestro, il premier conservatore Boris Johnson, a caccia di riconferma, usa uno dei film natalizi preferiti dagli inglesi, Love Actually, e la sua scena madre, per convincere gli elettori che solo con lui la Brexit sarà fatta, entro il prossimo anno. Vestendo i panni di Mark, Boris suona alla porta dell'amata e in una scena muta, come nel celebre film, sfoglia una sfilza di cartelli scritti a mano. Messaggi politici invece che romantici: «Il tuo voto farà la differenza»; «L'altro tipo potrebbe vincere», scrive senza nominare l'avversario. Ma la vera genialata del video (copiato dalla deputata laburista Rosena Allin-Khan, infuriata) è il colpo basso a uno dei più acerrimi nemici del premier, l'attore Hugh Grant, star di Love Actually, in cui veste proprio i panni di un primo ministro, mentre oggi è in prima linea nella battaglia contro la Brexit al fianco del Partito liberaldemocratico. Perciò la risposta dell'attore non tarda ad arrivare generando quel battage che alla fine Boris cercava. Riferendosi alle interferenze russe pro-Brexit e pro-Boris, Grant commenta feroce: «Chiaramente il Partito conservatore ha un sacco di soldi. Forse è lì che sono andati tutti i rubli». Poi la frecciata sulle bugie del premier, nella bufera in queste ore per la malagestione della Sanità (5.500 morti in barella, in attesa di un letto negli ospedali sovraffollati): «Manca solo il cartello in cui era scritto che a Natale si dice la verità. Gli spin doctor tory avranno pensato che non stesse bene nelle mani di Johnson».

Nelle stesse ore Jeremy Corbyn, leader del Labour, seduto di fianco a un camino, in video legge divertito i messaggi cattivi e folli sul suo conto via Twitter. «Sarà contento quando finisce quest'elezione così smetterà di indossare il suo cappello comunista», scrive un utente. «Cos'è un cappello comunista? - si chiede lui - Sembra come quando hanno detto che montavo una bici maoista. È una bici!». La connessione sembra interrompersi, a causa di problemi di rete, proprio quando il leader laburista legge l'attacco di un altro utente su una delle sue promesse elettorali: «La banda larga veloce in tutte le case non serve, specie di troll sinistrorso». Nella guerra dei social, fino a ieri sera i due video totalizzavano 2,2 milioni di visualizzazioni per Johnson e 1,9 per Jeremy Corbyn. Quasi a rispecchiare la distanza registrata dai sondaggi. Con il Partito Conservatore ancora in testa, al 42% secondo Icm, contro il 36% del Labour, il 12% dei LibDem e il 3% del Brexit Party. Vittoria probabile per Boris, ma forse non sufficiente a regalargli una netta maggioranza, con il rischio di un «hung Parliament», un Parlamento «appeso» a numeri ancora incerti.

La posta in gioca è alta, le sfide sul futuro del Regno Unito serissime, la visione di governo tra i due principali sfidanti opposta: da un parte Boris, ultraliberale e pro-Brexit, dall'altra Jeremy Corbyn, iperstatalista e socialista radicale per sua stessa definizione, pronto a fare una Brexit morbida ma anche a cancellarla con un secondo referendum.

Gli exit poll giovedì dopo le 22 inglesi, le 23 italiane.

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