Passate oltre 24 ore dalla conferenza stampa in cui Giuseppe Conte ha annunciato il via libera del Consiglio dei ministri al decreto per l'emergenza Coronavirus, il testo del provvedimento è ancora a Palazzo Chigi per le ultime limature. È atteso al Quirinale per la firma di Sergio Mattarella a tarda sera - si ipotizza anche in nottata - perché, spiegano fonti di governo, è un decreto che vale quanto due manovre economiche e ha quindi bisogno dei suoi tempi. Tutto vero, al netto del fatto che il premier doveva sapere che annunciare il provvedimento lunedì dopo pranzo e lasciarlo poi appeso fino alla tarda sera del giorno successivo non poteva che suscitare dubbi. Soprattutto dall'opposizione che lamenta di essere stata tenuta «sostanzialmente all'oscuro» delle misure contenute nel decreto. Non lo fa pubblicamente, perché l'appello alla coesione di Mattarella va esattamente nella direzione opposta. Ma in via riservata sono in molti a parlare di «forte incomunicabilità» con Palazzo Chigi. A partire dai governatori più impegnati dall'emergenza, dal lombardo Attilio Fontana al veneto Luca Zaia.
Nonostante l'emergenza, dunque, questo è il clima che si respira tra maggioranza e opposizione. Con una giornata caratterizzata da obiezioni e puntualizzazioni da parte dal centrodestra, nonostante il testo del decreto a tarda sera ancora non sia stato reso pubblico. Circostanza su cui insistono in molti, da Salvini a Giorgia Meloni. «Passato un giorno intero dalla conferenza stampa Conte-Gualtieri-Catalfo, non esiste ancora un testo», ribadisce la leader di Fratelli d'Italia. Le indiscrezioni che girano, però, sono per la Meloni «a tratti deliranti», visto che «si parla di aumentare di due anni la possibilità di accertamento degli obblighi fiscali da parte dell'Agenzia delle entrate». Anche Salvini batte sulle tasse. Perché, accusa l'ex vicepremier, «non c'è alcun taglio» ma «solo sospensioni». «Chi è coinvolto direttamente dalle chiusure e fattura più di 2 milioni - aggiunge - deve pagare lo stesso con un posticipo di 4 giorni, mentre per gli altri i pagamenti sarebbero sospesi fino a fine anno». Da Forza Italia, invece, si sottolinea che stando alle indiscrezioni sul testo del provvedimento ci sarebbero «lacune su lavoratori autonomi, partite Iva e artigiani». «I 25 miliardi che il governo ha messo in campo - spiega Antonio Tajani - non sono sufficienti. Servirà un altro decreto».
Insomma, nonostante lo scenario emergenziale e l'appello di Mattarella, l'opposizione pare intenzionata a dare battaglia quando il decreto arriverà in Parlamento. «Ci sono molti aspetti che non ci convincono, soprattutto quelli legati al lavoro autonomo, alle imprese, alle partite Iva. Non vanno solo migliorati, vanno stravolti», dice Mariastella Gelmini. Per il capogruppo di Forza Italia alla Camera bisogna «cancellare le tasse per le Pmi che non fatturano» e per «i proprietari di immobili che non incassano gli affitti». «Il decreto va migliorato in Parlamento», gli fa eco l'azzurro Sestino Giacomoni che in questi giorni ha partecipato al tavolo tecnico governo-opposizioni presieduto dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.
Decisamente più tranchant il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli che parla di «tregua in discussione». «Nessuno ha spiegato a Conte che quando l'opposizione collabora occorre trovare punti d'incontro. Altrimenti - dice l'esponente di FdI - siamo pronti a dare battaglia in Parlamento».
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