«Tua sorella si è fatta sbirra». E il boss mafioso di Bagheria, Pino Scaduto, per ristabilire l'onore della famiglia minato da quella figlia colpevole di amare un maresciallo dei carabinieri, ordina di farla fuori. Il sicario designato è il figlio. Perché i panni sporchi si lavano in famiglia. Lui ha detto no. Lo ha fatto per sé, non per amore fraterno. «Ho 30 anni e non mi consumo per lui», diceva a un amico, senza sapere di essere intercettato dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo. Ma il boss era irremovibile perché non si può restare impuniti quando si infrange il codice mafioso. «Questo regalo quando è il momento glielo farò - scriveva a una parente -. Tempo a tempo che tutto arriva». E Scaduto, non potendo contare sul figlio, incarica un'altra persona. «Sbrigatevela fra di voi nella famiglia», si sfogava l'uomo designato.
C'era un altro cruccio a lacerare il boss: «Tutto è partito da lei». Scaduto era convinto che il suo precedente arresto, che aveva mandato per aria la ricostruzione della Commissione provinciale di Cosa Nostra, fosse scaturito dalle confidenze della figlia al maresciallo. Il signore di Bagheria ieri è tornato in carcere con 15 affiliati a Cosa Nostra, accusati a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il blitz dei militari dell'Arma del Comando provinciale di Palermo, diretti dal colonnello Antonio Di Stasio, è scattato ieri mattina. L'operazione «Nuova alba», scaturita dall'attività investigativa dei militari della Compagnia di Bagheria, coordinati dalla Dda di Palermo, ha documentato estorsioni ai danni di imprenditori di Bagheria e comuni limitrofi e ha ricostruito i mutevoli equilibri mafiosi del Mandamento di Bagheria, capace di rigenerarsi dopo ogni operazione di polizia.
Scaduto, finito in carcere nel 2008 nell'operazione «Perseo», era tornato in libertà lo scorso aprile. Tra gli arrestati c'è Giacinto Di Salvo, esponente di spicco della consorteria mafiosa, già a capo del Mandamento di Bagheria dal 2011 al maggio 2013, quando fu arrestato nell'ambito dell'indagine «Argo». C'è Giovanni Trapani fino al 2010 a capo della famiglia mafiosa di Ficarazzi, arrestato nell'operazione «Iron Men». E poi i vertici storici della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, come Franco Lombardo, a capo della famiglia tra il 2011 e l'ottobre 2012 e per breve periodo reggente del Mandamento di Bagheria, Michele Modica, a capo della famiglia di Altavilla Milicia fino al giugno 2014, quando fu arrestato. E Pietro Liga, Antonino Virruso, Francesco Speciale, Salvatore Zizzo, Vito Guagliardo, Damiano D'Ugo, Vincenzo Urso, Andrea Lombardo, Giovan Battista Rizzo, Andrea Carbone e Nicola Marsala.
«Nel contesto delle illustri scarcerazioni, dopo il ritorno in carcere di Giulio Caporrimo, ora è stato il turno di un altro reggente, Pino Scaduto dice il colonnello Di Stasio -. Entrambi sono emersi alle cronache giudiziarie per aver tentato, dopo il capo dei capi, Totò Riina, di ricostruire forme alternative di un'organizzazione di vertice di Cosa Nostra. Negli anni 2007/2008, Scaduto, con Benedetto Capizzi, era stato il promotore del progetto di ricostituzione della commissione provinciale di Palermo.
Caporrimo aveva organizzato, nel 2011, l'incontro di Villa Pensabene, riunendo i capi mandamento del capoluogo siciliano. Ancora una volta è risultata premiante la sinergia tra procura e carabinieri e la solerzia degli organi giudicanti. Un'ulteriore conferma che lo Stato c'è».
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