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L'Ordine su Giambruno. E la sinistra si accanisce

Le sigle dei giornalisti: "Scurrile e molesto". L'ipotesi sanzione disciplinare. I dilemmi Mediaset

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Il destino di Andrea Giambruno a Mediaset è ancora incerto. Dopo la vicenda dei noti fuorionda, l'azienda sta analizzando i comportamenti del giornalista e raccogliendo informazioni internamente per valutare l'eventuale violazione del codice etico aziendale, prima di prendere decisioni sul ruolo dell'ex compagno della premier. Giambruno si è autosospeso fino a venerdì, nel frattempo alla conduzione di Diario del giorno, la sua (ex?) rubrica quotidiana di informazione sui Rete4, si stanno alternando altri colleghi, venerdì scorso Luigi Galluzzo, ieri Manuela Boselli. Ma in attesa che i vertici di Mediaset sciolgano le riserve, per Giambruno si apre un altro fronte. Sia l'Ordine dei giornalisti che la Fnsi (il sindacato dei giornalisti) hanno avviato l'iter per arrivare ad un procedimento disciplinare contro Andrea Salvatore Giambruno, iscritto all'albo dei pubblicisti dal 2014.

Il consiglio dell'Ordine della Lombardia ha segnalato al Consiglio di disciplina territoriale i due servizi mandati in onda dal programma satirico Striscia la notizia, «dal quale sembrano emergere frasi e allusioni rivolte ad alcune colleghe della redazione del programma», si legge nella nota dell'Odg. Si è mossa anche la Federazione nazionale della Stampa italiana, con la sua Commissione Pari Opportunità che ha inviato un esposto alla presidenza dell'Odg della Lombardia, in merito agli «atteggiamenti scurrili e molesti verso le colleghe rivelati dagli ormai noti fuori onda, si tratta di atteggiamenti inammissibili, ancor più sui luoghi di lavoro e da contrastare con ogni mezzo» scrive la Fnsi. Sarà poi il consiglio disciplinare a valutare se il giornalista si sia reso colpevole «di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali» e meriti quindi una sanzione, che può andare dall'avvertimento fino alla radiazione per le colpe più gravi.

Adesso però è quello di Mediaset il verdetto più atteso. Il codice del gruppo esige che «nelle relazioni di lavoro non sia dato luogo a molestie o qualsiasi forma di violenza o molestia sessuale». Quindi, per licenziare Giambruno, dovrebbero qualificare i suoi atteggiamenti in studio come «molestia sessuale», ma ci vorrebbe anche che qualche collega lo avesse segnalato per questo motivo, cosa che al momento non risulta. A Cologno Monzese comunque vige il massimo riserbo, bocche cucite, la questione è molto delicata e arriva ai piani altissimi del gruppo (Pier Silvio, Marina), i vertici sanno che ogni decisione su Giambruno sarà letta politicamente come un favore o uno sgarbo alla premier, pertanto va soppesato con la massima attenzione prima di agire. Nel caso - più probabile - che il giornalista mantenga il suo posto da dipendente a Mediaset, gli amici gli stanno consigliando di non tornare in video, ma di accettare un collocamento dietro le quinte di un programma. Un ruolo più defilato, visto che Giambruno si è scatenato l'accanimento degli avversari della Meloni, per colpire lui ma anche lei. I giornali hanno ricamato «mirabolanti ricostruzioni» (Ricci dixit) su presunti complotti anti-Meloni dietro i fuori onda. La vita privata della premier è diventata oggetto di dibattito pubblico e di critiche. La scrittrice Rosella Postorino su Repubblica non le perdona di «aver difeso quel compagno quando lui parlava del lupo».

Alle femministe non va bene nemmeno il famoso post: la Meloni ha sì troncato la relazione ma «non ha difeso le donne», lamentano, doveva condannare pubblicamente come sessista e molestatore Giambruno, il padre di sua figlia.

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