Louvre aperto dopo la paura Tutti i misteri dell'attentatore

Il padre dell'egiziano ferito: "Non è un terrorista". Ma è caccia ai complici. Il museo ringrazia i visitatori

Louvre aperto dopo la paura Tutti i misteri dell'attentatore

Intorno alle 9.30 di ieri il museo de Louvre ha riaperto le porte. Come se l'attacco di venerdì mattina nel sotterraneo dei negozi non avesse scalfito la Piramide. Due lunghe file di visitatori e turisti, soprattutto cinesi, hanno percorso i corridoi per l'ingresso alle biglietterie come un sabato qualsiasi, mentre il sito ringraziava «il pubblico per la comprensione e l'appoggio». «Non sono state prese misure di sicurezza particolari», precisa la direzione. Non oltre quelle già in vigore del piano antiterrorismo Vigipirate assieme alla presenza dei militari dell'operazione Sentinelle: 3.500 nella sola Parigi.

Quattro di loro venerdì si trovavano a presidio del Carrousel, l'area dello shopping nel piano interrato, quando Abdullah Reda al-Hamamy, l'egiziano ventinovenne autore del gesto «di natura terroristica» precisa François Hollande , è entrato con due zaini, un machete di 40 centimetri e un coltello, aggredendo un primo militare che lo ha fermato. Anzi, ha tentato. Perché per interrompere il proposito «terrorista» è stato necessario sparargli all'addome.

Non è in pericolo di vita. Ma agli investigatori dell'antiterrorismo non ha risposto. Sconosciuto ai servizi di sicurezza (anche quelli egiziani, fanno sapere dal Cairo), aveva chiesto negli Emirati Arabi il visto per Parigi a novembre, ed era arrivato in Francia con un regolare permesso turistico il 26 gennaio, con volo da Dubai. Il giorno dopo ha noleggiato un'auto, individuata poco lontano dal residence in cui alloggiava, pagando 1.700 euro senza battere ciglio. Sul passaporto, rinvenuto nel residence, i visti per l'Arabia Saudita e la Turchia risalenti al 2015 e al 2016. Ed il permesso di soggiorno negli Emirati arabi, dove lavorava.

Da Dubai non commentano. Parla invece il padre, che lo definisce «un ragazzo normale». Gli aveva spedito una foto con alle spalle la Tour Eiffel poco prima dell'attacco al Louvre, spiegando che era a Parigi per lavoro.

Pur restando il museo più visitato al mondo, il Louvre ha perso il 15% dei visitatori lo scorso anno. Nonostante il successo dell'operazione Sentinelle, Parigi affronta cali di turisti: dalla Tour Eiffel al Louvre. Con l'Assemblea nazionale che ha prolungato lo Stato di emergenza fino al 15 luglio.

Fioccano le domande. Come può una città candidata ad ospitare le Olimpiadi del 2024 e l'Expo 2025 permettere di arrivare nel cuore turistico e culturale a un uomo che riferiscono dalla procura ha acquistato «i due machete in un'armeria vicino alla Bastiglia il 28 gennaio, pagandoli in contanti, 680 euro»? Nel residence c'era la fattura. Gli inquirenti hanno avuto le prime informazioni dal cellulare che aveva con sé: un iPhone 7.

Incensurato, nato a Dakahlia, provincia a nord-est del Cairo, resta il mistero sulla presenza di complici; su chi lo abbia ispirato. Se l'Isis con la collaudata istigazione on line o attraverso un ordine preciso. I contatti con Dubai delle autorità francesi sono costanti, ma privi di riscontri. Al momento la pista più plausibile è che sia l'azione di un uomo solo. Un attacco «low-cost» che porta con sé il marchio di fabbrica dell'islam radicale. Il grido «Allah akbar!», Allah è grande, ripetuto tre volte nella colluttazione con i soldati in a Louvre, ha indirizzato le indagini sui social network.

Su una serie di tweet postati qualche minuto prima dell'attacco, in arabo, da un account a suo nome: «In nome di Allah () per i nostri fratelli in Siria e per i combattenti». Un minuto più tardi, un altro messaggio faceva riferimento allo Stato islamico.

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