Politica

L'Ue dice no al governo amico. E la riforma fiscale è un bluff

Gualtieri va in Europa ma non ottiene la flessibilità. Il taglio del cuneo diventa un gioco delle tre carte

L'Ue dice no al governo amico. E la riforma fiscale è un bluff

La attesissima licenzia di spendere soldi pubblici non è arrivata. Al contrario, il primo appuntamento europeo di Roberto Gualtieri - l'Eurogruppo e l'Ecofin di Helsinki - si è distinto per tanti segnali in senso opposto. Istituzioni e partner europei hanno detto alla Germania che deve allargare i cordoni della borsa perché può permetterselo. Nonostante la fiducia verso il nuovo governo e le rassicurazioni del neoministro dell'Economia, («Gli scontri continui con l'Europa, sono finiti, si apre una fase nuova», ha assicurato ieri) all'Italia Bruxelles ha confermato che deve mantenere sotto controllo la spesa pubblica.

Il neoministro dell'Economia ha talmente presente la forza del vincolo europeo che sta già ridimensionando i progetti del governo giallo rosso.

La riforma fiscale potrebbe diventare qualcosa di molto diverso rispetto a quella immaginata da Pd e M5s. Secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe ad esempio il progetto di trasformare il taglio del cuneo fiscale (la differenza tra il costo del lavoro lordo e lo stipendio netto) in una sorta di quattordicesima mensilità da erogare in luglio. Non un taglio delle imposte o una decontribuzione mensile, misure poco percepibili, ma un assegno extra che arriva una volta all'anno.

Se si utilizzassero solo i 5 miliardi di euro preventivati per la riduzione del cuneo il vantaggio andrebbe a pochi. Tutto fa quindi pensare che si stia quindi pensando al vecchio progetto di Giovanni Tria di eliminare gli 80 euro di Matteo Renzi e aggiungere una mini dotazione per portare il vantaggio intorno ai 100 euro ed estendere il beneficio anche ai redditi un po' più altri rispetto ai 26 mila del bonus Renzi. Un gioco delle tre carte e anche una misura elettorale fuori stagione.

Difficile aspettarsi una riforma che incida sulla composizione dello stipendio e di fatto faccia diminuire il costo del lavoro. Oppure una riduzione generalizzata della pressione fiscale per fare ripartire l'economia, come ha chiesto ieri Renato Brunetta di Forza Italia in una missiva al ministro.

Oltre ai vincoli Ue pesano gli equilibri politici. Ieri, nella prima intervista da ministro (rilasciata a Repubblica), Gualtieri ha confermato che la flat tax non si farà. Ma anche che Quota 100 e il reddito di cittadinanza resteranno. Non c'è quel cambio di passo richiesto dalle imprese. La riforma fiscale, se si farà, avrà tempi lunghi. Forse tre anni, ha spiegato il ministro

Il tutto cercando di rispettare i Patti europei. Quindi sono da trovare le risorse per evitare l'aumento dell'Iva e quelle per il ritocco al fisco. Contando i risparmi per le scarse adesioni a Quota 100 e Reddito di cittadinanza servono circa 15 miliardi. Da escludere la possibilità, evocata dal premier Giuseppe Conte, di utilizzare i risparmi per la minore spesa per interessi, per finanziare spesa corrente.

Niente sforamento del deficit. Il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, l'uomo forte dei conti che affiancherà il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, lo ha detto chiaramente e ha anche assicurato che Gualtieri è d'accordo, intenzionato a rispettare il patto di stabilità. Le flessibilità che potrà ottenere l'Italia sono quelle già previste dalle regole. Qualche spiraglio sulla spesa per investimenti. Uno scenario simile a quello vissuto dal precedente governo.

Ma questo la maggioranza e i nuovi ministri forse non lo hanno ancora percepito.

Commenti