L'Ue e gli States contano su Giorgia per il "sì" di Orbán alle sanzioni

Trump preme per le limitazioni al greggio russo

L'Ue e gli States contano su Giorgia per il "sì" di Orbán alle sanzioni
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Insomma, "Giorgia provaci tu", le hanno detto l'altro giorno i partner della Ue a margine del Consiglio europeo, consegnandole un "informalissimo mandato" per trattare con Orbán sulle sanzioni a Mosca. E in qualche modo anche Donald Trump le ha chiesto di intervenire per ammorbidirlo: Washington vuole infatti proteggere le sue restrizioni sul petrolio russo, messe a rischio da Budapest. Eccolo qui il senso profondo del faccia a faccia di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi tra la Meloni e l'"amico Viktor", un incontro formalmente "di cortesia", perché segue l'udienza ufficiale di Orbán dal pontefice dove si parlerà di Ucraina, ma che è comunque definito "molto importante". Servirà parecchia diplomazia. L'obbiettivo è tenere un canale aperto, un filo, in vista delle future iniziative dell'Unione per Kiev, che l'Ungheria intende bloccare. La premier può contare sull'ottimo rapporto personale e pure su alcune recenti posizioni comune in ambito Ue. Roma e Budapest, ad esempio, sono contrarie a modificare il criterio del voto all'unanimità nelle scelte del Consiglio europeo su questioni considerate sensibili, come appunto la politica estera e la sicurezza comune. Le sanzioni rientrano in questo quadro. Ma Bruxelles spera che la Meloni riesca a mediare, a limare, a smussare l'intransigenza di Orbán, che ha visto sfumare, almeno per il momento, la possibilità di ospitare sul Danubio il secondo vertice tra Trump e Putin perché l'accordo si è allontanato. Secondo il premier ungherese l'Unione "ha deciso di andare in guerra". Da qui la "strategia della paralisi", come l'hanno chiamata, che sta applicando ai 27. E di fatto anche agli Usa, visto che ha promesso che "farà di tutto" per rendere inefficaci le limitazioni americane al greggio di Putin: Budapest rischia di perdere i suoi rifornimenti di petrolio russo a basso costo. La linea italiana non cambia: "ancoraggio occidentale", una strategia unica continentale, sempre però con il sostegno degli Stati Uniti. Per la Meloni le due sponde dell'Atlantico devono "lavorare insieme per raggiungere presto un cessate il fuoco, per poi aprire un percorso negoziale serio e credibile che prenda le mosse dall'attuale linea di contatto".

Se ne è riparlato venerdì scorso al tavolo dei volenterosi convocato dal premier britannico Keir Starner, a cui la premier ha partecipato in videoconferenza e ha confermato l'appoggio a nuove sanzioni. Quanto a un aumento della fornitura di missili a Kiev, Roma non si sbilancia: ha spedito degli Storm Shadow, che possono essere usati in Ucraina e non in Russia. Per il futuro si vedrà.

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