
Non lasciare nulla di intentato, specie l'idea di portare Zelensky al tavolo Trump-Putin o al massimo subito dopo. Sfruttando l'unità occidentale come leva diplomatica - che nonostante le frizioni sui dazi tiene tuttora ancorato il Vecchio al Nuovo Continente - i 27 proveranno oggi ad aggiungere un tassello ai "progressi significativi" registrati nella conferenza con il vicepresidente Usa Vance. L'Alto rappresentante Ue, Kallas, ha dunque convocato una riunione straordinaria dei capi-diplomazia dell'Unione europea. Da remoto, su Ucraina e Gaza, con fari accesi sul vertice Usa-Russia di Ferragosto. I leader stanno cercando intanto di parlare con Trump prima del faccia a faccia d'Alaska perché ritengono l'offerta di Mosca sui territori ucraini a senso unico; e puntano a introdurre, nell'eventuale piano di pace, l'assenza di qualsiasi limitazione alle forze armate ucraine e al sostegno di Paesi terzi chiedendo a Washington di intensificare la pressione delle sanzioni contro Mosca per avere garanzie sul vis-à-vis.
"Trump non ritiene che tenere l'incontro in Alaska sia una concessione a Putin. Piuttosto, vuol sondare personalmente il terreno" con lo Zar, è la lettura di Bruxelles. Non si tratta, insomma, di bypassare preventivamente le richieste di Kiev. L'amministrazione statunitense, riferisce un alto funzionario Ue, "ha mostrato interesse ad allineare la propria posizione a quella dell'Europa". E mentre i leader dei Volenterosi lavorano a una "call" con Trump per avere rassicurazioni, oggi è attesa la coda di quel vertice tenuto sabato da Londra con il vice della Casa Bianca in cui è emerso che qualsiasi cessate il fuoco dovrà essere accompagnato da misure punitive severe in caso di violazioni, per impedire a Mosca di ottenere benefici dalla pace per poi riprendere il conflitto.
I 27 vogliono mostrare al tycoon, e soprattutto a Mosca, posizioni granitiche sulle ragioni di Kiev, spingendo non più "solo" sulla sicurezza del territorio Ue, rivendicata ieri dai Paesi nordici e baltici; di "incrollabile sostegno all'integrità territoriale" parlano Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia, invitando "a usare l'attuale linea di contatto come punto di partenza dei negoziati". Kallas coglie gli slanci per sottolineare che "i territori dell'Ucraina momentaneamente occupati" appartengono a Kiev, con l'Ue è pronta però a seguire gli sforzi di Trump da un'altra prospettiva: mentre lavoriamo per una pace giusta e duratura, il diritto internazionale è chiaro - sostiene Kallas - non deve diventare una piattaforma per nuove aggressioni russe né contro l'Ucraina, né contro l'alleanza transatlantica o l'Europa". Parola d'ordine: unità Usa-Ue. Separare le criticità commerciali da quelle di sicurezza dell'Occidente e della Nato, ribadendo i princìpi del diritto e non mostrando scalfiture nell'Alleanza atlantica nonostante il grande freddo sul commercio. Anche il segretario generale della Nato, Rutte, sottolinea che l'Alaska è un punto di partenza: nessun accordo senza considerare sicurezza e indipendenza di "una nazione sovrana". Parole sulla falsa riga della dichiarazione firmata Macron, Meloni, Merz, Tusk e Von der Leyen, attivissimi sul binario Usa-Ue. Ieri hanno aderito ai loro sforzi i Paesi Bassi e la Svezia. "La pressione degli Usa può dar vita a negoziati seri ribaltando la situazione", insiste Kallas. Apprezzando la posizione di Trump nei confronti del Cremlino, "inasprita", ricorda che "la storia russa di promesse e trattati non mantenuti ha creato profonda sfiducia su entrambe le sponde dell'Atlantico".
Vuol riequilibrare il tavolo rispetto alle prime indicazioni anche il cancelliere Merz: "Non possiamo accettare che questioni territoriali vengano discusse o decise tra Russia e America sulla testa degli europei o dell'Ucraina". Ma dopo. Presumo, ha detto ieri in tv, che il governo Usa la pensi allo stesso modo. Zelensky ringrazia.