Tokyo 2020

Luigi, la lezione storica del bambino bullizzato "Ragazzi, non mollate"

Busà trionfa nel karate che a Parigi non ci sarà "Ero ciccione, mi insultavano, ma ce l'ho fatta"

Luigi, la lezione storica del bambino bullizzato "Ragazzi, non mollate"

Forse mentre combatteva sul tatami sapeva di avere un appuntamento con la storia. E per questo ha vinto. Si scrive Luigi Busà, si legge record. È un risultato che vale doppio quello conquistato dal karateka 33enne che, da una parte, ha portato a casa il primo oro italiano nella disciplina al debutto olimpico; dall'altro, la sua medaglia ha rappresentato il podio numero 37 dell'Italia a Tokyo (seguito poco dopo dall'oro nella 4x100 dell'atletica) e il sorpasso sui Giochi di Los Angeles 1932 e Roma 1960. E dire che il Coni si aspettava di ricavare un bottino da 30 medaglie, ed invece siamo andati aldilà dell'immaginabile.

Dicevamo: la 37esima medaglia dell'Italia è giunta da uno sport, il karate, che esordiva proprio a Tokyo e che a Parigi, purtroppo, già non ci sarà più. Dopo l'argento dell'altroieri di Viviana Bottaro nel kata, è arrivato uno splendido oro nel kumite -75 kg grazie a Gigi Busà, 33enne siciliano di Avola, città della provincia di Ragusa che quest'anno ha già fatto il tifo per un altro classe '87 come Damiano Caruso, rivelazione con il 2° posto al Giro d'Italia. «Mamma ce l'ho fatta!», è stato questo l'urlo del Gorilla di Avola, il soprannome di Busà, risuonato nel mitico Budokan di Tokyo. «Questa è una medaglia che voglio che sia di tutti. In questa Olimpiade, e prima ancora con gli Europei di calcio, noi italiani abbiamo dimostrato che dalle difficoltà riusciamo ad uscire alla grande. Mi piace pensare a questo oro come a un simbolo di rinascita per tutta l'Italia. Sono felicissimo non solo per me, ma per tutto lo staff. È stato un anno difficilissimo, un giorno ve lo racconterò».

È stata una lunga giornata per Luigi Busà. Come lungo è stato il suo cammino. Da adolescente ha lottato con l'obesità e rischiava di diventare un problema. «Ero ciccione, a 13 anni pesavo 94 chili. Quando ero piccolo ho ricevuto tanti insulti per via del mio peso. Oggi voglio dire ai ragazzi di non mollare mai». L'incontro con lo sport lo ha cambiato e grazie all'aiuto del papà appassionato e convinto che nel suo bambino ci fossero le potenzialità giuste è riuscito ad emergere anche in uno sport che all'epoca non godeva di grande seguito. Già nel 2006 Luigi vinceva la sua prima medaglia internazionale (toh, oro) al Mondiale di Tampere. Poi una serie infinita di medaglie mondiali ed europee. Ma quel che più contava per lui erano i Giochi olimpici. «È una vita che aspetto l'Olimpiade, adesso non me la toglierà nessuno», si caricava dopo aver ottenuto il pass per il Giappone. E ieri, nel match che valeva il metallo più prezioso, Busà l'ha spuntata sull'eterno rivale, Aghayev, grazie a uno yuko, e con l'azero che, contrariamente alla filosofia di questa antica arte, non ha mostrato particolare affetto nei confronti dell'avversario. D'altronde, i due li chiamano il Ronaldo e il Messi del Tatami, per quanto sono forti ma anche diversi (Aghayev è il bassino...). Prima di Tokyo Luigi era il numero 2 del mondo, ma anche qui è arrivato un altro sorpasso..

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